Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/109

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giato ne’campi teatrali. Eccovi toccata di volo la storia di questa musicale incertezza, la quale non ha bisogno di più lungo e minuto racconto per essere dimostrata. Ella è cosa certa e nota, verità ammessa universalmente. Che se il fatto è chiaro, la causa non 10 è egualmente, almeno per tutti; pochissimi, cred’io,potranno immaginarsi d’onde tanta instabilità derivi, da qual misterioso fonte queste onde incalzantisi continuamente scaturiscano. Questa incertezza deriverebbe dalla natura medesima della musica, e da circostanze che su lei influiscano? Io noi saprei, ma nella mia ignoranza sarei tentato a domandare se per esempio la musica sia una scienza, od una moda, e non un’arte imitatrice? Imperocché se è scienza, dovendo progredire e far continui acquisti, e perfezionarsi coll’andar de giorni, la sua instabilità è quasi spiegata, benché 11 suo fermarsi non ancora si possa prevedere. Se poi è articolo di moda come le foggie del vestire, e dell’ornarsi, ella debbe essere naturalmente variabile, variu/n et mutabile semper.. Che se voi con moltissimi altri la volete arte bella, arte imitatrice come la pittura e la poesia, io vi domanderò percnè sia cosi dissimile dalle altre belle arti, per cui è già fermo e consentito quanto é buono e bello, quanto debba piacere in ogni età, in ogni paese? 10 vi domanderò perché, in fatto di musicarla produzione del giorno, l’opera nuova sia sempre la meglio arrivata, e faccia dimenticare le antecedenti, e le vecchie come abiti logori, o scarpe sdruscite? Che qualche periodò d’anni infausti sopraggiunga alla musica come alle altre arti, che siavi per lei anche l’età marinesca ed ossianesca, dopo le quali passi a miglior secolo, non vi é meraviglia; ma che venga continuamente travagliata dalle vertigini, dal cap,ogiro, nò trovi pausa una volta nel consenso d’un hello stabile e vero, in un tipo, in un’idea regolatrice, io non la capisco. Nè vi tacerò che alcuni han voluto spiegare questa incertezza musicale; le cui opinioni, perchè a me paiono singolari, credo pregio dell’opera addurvi qui con qualche mia osservazione; dopo di che io vi proporrò i miei dubbi (perchè torno a dirvi che non ne so niente) e cosi darò line alla lettera. 11 Bettinelli, dopo d’avere discorsa l’incertezza della musica, asserisce che allora sarà certo il risorgimento di lei (che egli teneva ancora per morta) (piando si avrà V’equivalente duna poetica dAristotile e d Orazio- duna l etlorica di M. Tullio e di Quintiliano. Quantunque i lamenti del P.e Bettinelli sulla instabilità di quest’arte siano giusti, e le sue osservàziom’vto/YCOfilosofiche di qualche peso, nondimeno l’aspettare il risorgimento della musica dall’autorità d’un codice, e dalle regole dei precettori è cosa arrischiata. Se la poesia p. e. nacque e crebbe, e maturò prima delle poetiche, e senza i precetti, anzi se le regole dei maestri si modellarono sulle opere dei poeti, perchè la musica avrà bisogno di questo meschino equivalente onde prender fermezza? Se Omero e Dante non aspettarono uè Aristotile, nò Gravina per fare quanto han fatto, perchè dovranno aspettarli i maestri di musica? Forsechè i musici non nascono come i poeti, o non han da imitare come i poeti? Conceduto che le poetiche abbiano guidato qualche verseggiatore, esse non crearono mai un poeta. Perciò il rimedio del Bettinelli non || otterrebbe effetto. E poi come potè egli j asserire che la musica non abbia avuti i i suoi precettori? Così poco gli erano noti p i teorici dell’arte, un Doni, un Galileo, un Mei, un Zarlino, un Rousseau, e molti altri, | i quali se non furono nè Orazi, nè Quini tiliani scrissero però cose siffatte sull’ar| monia, e sul bello musicale, che ove fos|j sero state necessarie, la musica n’avrebbe j avuto gran vantaggio. Perciò il rimedio del j Bettinelli non ottenne effetto. (Sarà continuato) LETTERA di tra musicami; e pittore Sopra alcuni artisti c sull’arte in Germania (Dalla Franco Musicalo) IV. Abbozziindo dietro natura un quadro di molte società musicali della Germania, io non ebbi nè la speranza nè la pretesa di rendere indigene fra noi delle istituzioni d’una sì grande importanza in quanto alle viste cd ai risultati. Ohimè! non si fa il bene tanto facilmente, ed io temo clic sarò ben vecchio quando i nostri dilettanti prenderanno in massa una bella passione per Bach, od anche semplicemente per Hàndci; ma io Iio almeno mostrato ciò che si ottiene al di là del Reno, c ciò che si otterrebbe sulle rive della Senna, del Rodano e della Garonna, se si arrivasse ad amar l’arte per sé stessa. Quest’amore puro per la musica nascerà probabilmente presso noi grazie all’istinto di imitazione, che è uno dei caratteri della specie umana, come lo è uno di quella delle scimmie. Bisogna dire inoltre che vi sono in Germania dei musicanti dotti c modesti, abbastanza felici nella loro oscurità, poiché possono rendere omaggio agli Dei dell’arte; clic de! gli uomini di gran merito non assediano i giornali coi j loro reclami, nò usano altri mezzi vergognosi per giun| gcrc alla riputazione, agli onori, alla fortuna, a cui | pretendono in altri paesi gl’ingegni più limitati. Col dir ( questo, io fo tutto ciò che è in mio potere per olii teucre questo miglioramento musico’-sociulo tanto doli sidcrato. Io continuerò quest’oggi a parlarvi degli uomini distinti da me conosciuti a Frnncfort. Procuriamo d’imitarli. | Noi non siamo più al tempo in cui si polca incon|| trace un Sebastiano Bacii, componente degli oratorii! pel solo piacere di scrivere della musica tanto su’ blimc quanto gli era dato d’miagolarla, c chiudendoli! poscia nel suo tavolino, da cui non furono tolti che | cent’anni dopo, alla grande meraviglia del mondo mu| sicale, clic ignorava persino l’esistenza di questi caji polavori. Se al giorno d’oggi esistesse a Dresda 1111 |j uomo abbastanza versato nella scienza e nella storia Si della musica per iscrivere il migliore dei libri sul I canto corale, in una parola se vi fosse un altro P. Mor| timer, quest’uomo non vivrebbe certo sconosciuto, anche se non ispendesse più di trenta soldi alla settimana |j egli c sua moglie; c se un altro Zelici’, spinto all’am| librazione dalla lettura di questo libro, venisse a I Dresda onde conoscerne l’autore, si saprebbe certo li indicargliene l’abitazione. Ma in mancanza d’uomini tanto grandi nella loro annegazione, io ne trovai di molto osservabili pella semplicità della loro vita, c polla franca c sincera modestia, che si associava alle più vaste cognizioni. Io I10 riveduto il sig. Saverio Sclmyder vou Warlcnscc, di cui v’ho di già parlato l’anno scorso, c clic bisogna porre al prim’ordine fra le persone di cui ho l’onore di parlarvi. Se sapessimo leggere i giornali musicali tedeschi, noi conosceremmo già da vent’anni Scluiydcr come compositore, come dotto contrappuntista, come scrittore didattico e come poeta. Fétis, che senza dubbio ha letto sempre i giornali della Germania, sapeva cosa dovesse pensare su tale argomento, giacché, nel 1858, egli venne a visitare Schnydcr, c pubblicò allora delle lettere clic destarono in me un vivo desiderio di co- 1 nosccrc quest’uomo. Io lo trovai difatti ad un quarto! piano della riva Scluenc-Aussicht dando dello lezioni. di contrappunto, come l’avea detto Fétis. Per queste £ parole quarto piano, non bisogna già credere che il dotto professore vi abiti per miseria, egli sta là per goder meglio del Scluenc-Aussicht (Bella-vista) ed allorché egli lui scorsi due anni a veder levarsi c tramontare il sole sull’una e l’altra sponda del Meno, egli se ne va a passare una parte della state al suo piccolo castello di Wartensée vicino a Lucerna, da dove gode, egli dico, la più bella prospettiva del mondo. Voi sapete che Cherubini ha avuto nella sua vita delle tendenze alla botanica ed al disegno; voi sapete altresì che Weber avea momentaneamente abbandonata la musica pclla pietra litografica; al paro di questi nobili confratelli, Schnydcr si slancia ora sulle composizioni musicali, ora sulla storia naturale, ora sulla fisica ed ora sulle due letterature francese ed inglese. Questa varietà di cognizioni ed una profonda erudizione musicale danno alla sua conversazione uno straordinario interesse; una grande bonomia ed una certa vivacità di gesti o d’accento accrescono ancora il piccante de’suoi discorsi. Nei giorni della sua fruttificazione musicale, Schnydcr ha scritto un Oratorio per voci d’uomo Zcitund EwUjkcit (il tempo e l’eternità), una grand’opera Fortunal tanto osservabile come quelle di Cherubini, ed altrettanto poco conosciuta da un pubblico inetto ad apprezzare il merito d’una simile musica, poscia una quantità di opere separate, dei Lieder, dei cori, dei canoni, dei pezzi per piano ecc. A proposito dei pezzi per piano, bisogna che vi racconti che una sera il mio eccellente professore mi condusse in una specie di granajo, abitato da uno de’ suoi giovani allievi, abile artista di pianoforte. Dopo avermi fatto intendere vani pezzi di Thalbcrg c di Beethoven, il giovane allievo eseguì un rondò, le cui larghe proporzioni, lo stile ed i concetti eccitarono vivamente la mia attenzione: quest’era un’opera di Schnydcr, pubblicata vent’anni fa, obbliata al di d’oggi, c di cui l’autore mi regalò il manoscritto originale, permettendomi di fare ciò che ne volessi. Ora il miglior uso che posso farne é quello di inviarvclo unitamente a quattro invenzioni clic imitano lo stile di Bach, cd a un minuetto in canone di diverse forme, autorizzandovi a pubblicare tutta questa musica, degna corto di eccitare l’interesse ilei veri dilettanti. Se voi poteste incontrare in Parigi il pianista-compositore Roscnham. egli ve la suonerebbe senza dubbio con amore e con intelligenza, giacché è allievo dell’autore. In fatto di musica composta, per così dire, soltanto pcgli occhi, io potrei mostrarvi dei canoni palindromi che bisogna consi| dorare come dei tratti di forza del loro autore. Il biglietto di visita di Schnydcr offre il suo nome cir|! condato da uno ditoucsti canoni a tre parli, cd è, v’assicuro, un qualche cosa di singolare. Dopo d’avervi parlato sì lungamente dell’ingegno di Schnydcr, voi mi permetterete volentieri che vi descriva la sua persona, e ciò tanto più, quando saprete che v’è qualche cosa di piccante da osservarsi su tale argomento. Se giammai voi avete veduta una testa da Waltcr-Scòtt posala sovra un corpo degno d’un tamburo maggiore, cd il tutto sormontato da un piccolo cappello, voi potete esser certo d’aver avuto Schnydcr dinanzi a voi. Questa rassomiglianza colpisce tutti coloro clic hanno conosciuto l’illustre scozzese. Un inglese di distinzione, viaggiatore e disegnatore, percorrendo il mio album, quando giunse al foglio su cui io avea disegnato il ritratto del contrappuntista, al primo aspetto si maravigliò d’ima tale rassomigfianza. In quanto allu taglia da tamburo-maggiore, voi potrete rendervene conto quando vi dirò che a Magonza, ove mi trovava insieme a lui, se dopo aver lasciato Schnydcr desiderava trovarlo frammezzo, alla folla, sia alle sedute ilei corpo scientifico, sia alla festa musicale, sia al ballo, io non dovea che sabre sulla mia sedia c cercare collo sguardo una testa clic sopravanzasse a tutte le altre; se il mio compagno si trovava nella sala, io • lo vedeva sul momento. Ferdinando Ilillcr, pianista-compositore ben j sciuto a Parigi, è anch’esso uno degli artisti distinti, che