Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/143

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) nide col prestar favore a tutte le- nobili ì discipline, e vinse tutti i suoi antecessori > in isplendore, magnificenza, ed in proteI zione, avendo radunato intorno a sé d’ogni parte d’Italia i più chiari ingegni d’ogni arte, ed in ogni ramo di eletti studj, ed essendo anche per natura appassionalo amatore, della musica (I), fu da esso promosso alla cattedra di pubblico professore [ di quell’arte, riparando in quella guisa il danno di avere colla sua ambiziosa guerra rapito alla città di Bergamo un suo illustre cittadino, e coll’avere saputo distinguere e premiare il di lui sommo merito. Pretende l’immortale nostro cav. Tiraboschi nel toni. YI, lib. I, della sua storia della letteratura italiana, che questa sia stata la prima cattedra, che venne per quest’arte eretta in Italia, appoggiando quella sua asserzione ad un poema di Giovanni Biffi celebre poeta di que’tempi, nel quale sono enumerate le varie scuole fondate da quel principe, con parole di alto encomio sul nostro Gaffurio. Arteaga però nelle sue rivoluzioni del teatro musicale italiano, toni. I, pag. 201, vuole,’ che il pontefice Nicolò 1, ne abbia istituito prima un’altra simile in Bologna, chiamandovi da Salamanca lo spagnuolo Bartolomeo Ramos Pereira o Pereja; ed avrebbesi per avyentura potuto sospettare, che questa sua asserzione fosse effetto di amor nazionale, volendo esaltare un suo patriolta, ma viene ciò non solo affermato dal C.. Giovanni Fantuzzi nelle sue notizie degli scrittori bolognesi, citandovi un’opera di Ramos col titolo: I)e. Musicai tractatus, sive musica practica Bonomie, cluni cani ibidem pubblice legeret. Anzi lo stesso Gaffurio ne fa testimonianza scrivendo nella sua Apologia contro lo Spatario, che Rami avea composto il cantico «Tu lumen, tu splendor patris» allorquando in Bologna era pubblico professore di musica dum Bononiae (illiteratus tamen) pubblice legeret. Quanto apprezzasse Gaffurio l’onor di coprire un posto di pubblico professore e di veder innajzato al rango di altre scienze la dottrina musicale, facilmente scorgesi dal frontispizio delle sue opere posteriori in cui si fece sempre rappresentare stando in cattedra, contornato da molti uditori si religiosi che secolari, e tenendo in mano un volume delle sue opere. (Sarà continuato). SlMONE MaYII. (t) Del diletto che prendeva Lodovico nell’arte musicale, prova più che sufficiente sarebbe di già l’erezione di questa cattedra istcssa, ma più chiaro si rende ciò, dell’aver egli chiamato a se sino dal 1494, il grande Vinci pel talento singolare con il quale suonava una lira, ch’egli medesimo avea inventato, di sua mano costrutta d’argento in gran parte (cosa bizzarra e nuova) mentre con una bellissima voce e con estro meraviglioso cantava.all’improvviso versi squisitissimi: c dell’avere stipendiato un gran numero di musici, c particolarmente oltremontani, assai stimati in quei tempi, come ci narra il Corio nel suo linguaggio ingenuo a quivi de’canli e suoni da ogni generazione a erano tanti soavi e dolcissime armonie, che dal «ciclo parcano fussero mandale alla cxccl lentissima a corte a e’ con ciliare parole Io afferma lo stesso Gaf- furio nella citata dedica. CARTEGGIO. LETTERA DA PARICI. ) Fra le notabili innovazioni introdotte ai Conscrva1 torio dal suo direttore Aubcr, io certamente non esito i ad annoverare fra le migliori l’introduzione d’una spc• eie di concerti misti, destinati ad abituare gli allievi ) alla presenza del pubblico, di questo terribile testimonio che alcune volte ha un’azione tanto funesta sull’immaginazione, e quindi sui mozzi artistici degli esordienti. Il vantaggio che può provenire da tale misura è incalcolabile, e da qualunque lato si guardi la cosa, essa si presenta sotto gli aspetti più favorevoli, c cattiva ad Aubcr gli elogi e le simpatie di quanti s’interessano all" avvenire ed al progresso del teatro. Gli allievi ed i loro maestri possono trarrò il più grande profitto da questa istituzione; ì primi avvezzandosi di buon’ora alle maree sceniche, alle tempeste degli applausi e delle disapprovazioni, al bisogno di guardare con occhio calmo queste teste affollate, questa enorme mass.. di giudici che hanno in una.mano le corone ed il fischio fralle labbra, ed i secondi possono con tale soccorso anatomizzare sul vivo il talento teatrale dei loro discepoli, scoprirne più evidentemente i difetti, apprezzarne le buone qualità, indovinare le speciali •tendenze, impedire il radicamento di certi abusi, completare insomma in certo modo l’artista gettando su lui quell’ultima vernice del palco scenico, da cui dipende talvolta la caduta ed il successo. E vero che i maestri conoscono già, a causa del lungo ed indispensabile contatto, la forza dei mezzi fisici, dell’educazione intellettuale, della facilita ad intendere ed interpretare i secreti dell’arte propriidei loro allievi, ma quanto questi giudizii possono andare errali quando sono forinoti semplicemente nella breve atmosfera d’una sala di scuola! Non è raro, anzi è assai comune, il caso in cui l’eccellente artista da stanza sia un mediocre artista da palco scenico, mentre invece degli esseri che si trovano come imbarazzati negli esigui.contorni d’un piccolo ambiente, espandono delle qualità meravigliose, c quasi ignote dapprima, quando sentono turbinarsi dall’ardente e tumultuosa agitazione della scena. E poi, per quanto l’esperienza del maestro sia saggia ed antica, per quanto egli abbondi di gusto e di criterio, per quanto il suo sguardo sia lino c penetrante, è impossibile che non gli sfugga qualche imperfezione del suo allievo, che non s’inganni nel valulamcntò di qualche qualità, c clic non si lasci sedurre nell’approvazione e nello condanna da impressioni puramente personali c che possono essere forse contrarie a quelle collettive, e.quindi più apprezzabili, d’un pubblico colto ed intelligente. E questo pericolo verrebbe tolto quasi del tutto con tali concerti, giacché il maestro può, grazie ad essi, sottomettere le sue opinioni parziali al giudizio d’un grande giuri, c quindi confermarsi in esse od al bisogno rettificarle. Senza clic io mi dilunglii maggiormente, gli istitutori musicali comprenderanno l’importanza di questo avvenimento artistico, che diverrà fecondo di grandi risultati, c che dovrebbe essere imitato anche, al di là delle fortificazioni della capitale francese. Dopo questo è inutile clic io vi dica clic questi concerti risguardano lutti i rami d’arte, pei quali sia aperla qualche scuola nel Conservatorio; la composizione, l’esecuzione vocale e istrumcntalc, la declamazione, la mimica, tutto offre i suoi tributi d’ingegni più o meno perfezionati e perfezionabili al pubblicò, che accorre per vedere quali speranze gli restino ancora di futuri godimenti teatrali ansioso coni’ è di conoscere se l’eredità lasciata dai grandi artisti, eredità che va languidamente decadendo, verrà raccolta da ingegni abbastanza poderosi c da voci sufficientemente estese c ben modulale. E ciò serve pure a dare un grande interesse ai concerti, fondali da Aubcr, dall’uomo che è uno de’ più nobili ingegni musicali della Francia. Passando ora dal Conservatorio alla Grand’Opéra vi farò qualche cenno del nuovo ballo della Peri, che dopo la ripresa dell’Edipo di. Sacchini, ò l’unica novità di qualche importanza, che meriti di fermare l’attenzione. 11 programma di questo ballo fu steso da Gauthier, uno degli scrittori più amabili, più brillanti c più caricati di cui possa vantarsi l’odierna stampa parigina, c le danze furono ordinate da Coralli. L’intreccio di questa composizione coreografica ò assolutamente insignificante, giacche è una specie di ripetizióne di tutti gl’intrecci dei balli fantastici presenti, passati e futuri, ma questa mancanza di novità c d’invenzione vien compensata dal brio, dall’eleganza, dalla poesia dei dettagli e dalla felicitò con cui sono trovate le posizioni opportune alle danze più variate, il che dovrebbe essere alla fine lo scopo di tutti i compositori di balli. E poi voi, tristamente avvezzo alle mcscliinilà per Io meno antigrammaticali, alla broda lunga.e sbiadita dei programmi italiani, goffamente manipolati da un coreografo d’una più che discreta ignoranza, restereste meraviglialo, ne sono sicuro, nel leggere l’argomento d’un ballo, svolto con spirito, con disinvoltura, con una frase ricca, brillante, e forse più vicina alla prctcnzionc, clic alla trascuranza. E questa lettura vi susciterebbe certo il desiderio clic si realizzasse alla fine anche in Italia questa vantaggiosa associazione dell’uomo di lettere e del coreografo, del poeta clic crea, abbellisce c dona la sua idea, c del pratico clic la converte in quadri,, in movimenti, m disposizioni di luce c di colori, in passi, clic la fa passare in una parola dallo stato letterario allo stalo mimico c danzatale, senza offendere dapprima gli spettatori coll’offerta d’un libretto, gonfio di petulanti spropositi, di imbecilli declamazioni, c di modelli detestabili in quanto ad ortografia cd a buon senso. - E la Peri, messa in isccna con un lusso asiatico, circondata da scenarii di un effetto meraviglioso, ricca di danze italiane, francesi, spaglinole, inglesi, cosmopolite insomma,. sostenuta nella sua parte principale dalla Carlotta Orisi, ottenne il più brillante successo. Gli occhi del pubblico sono graziosamente affascinati da questo succedersi di scene, che presentano una serie di adorabili e poetiche fantasmagorie. Tutti gli splendori, tutte le grazie, tutti gl’incantesimi, c veli che fluttuano, c vesti clic ondeggiano, c forme d’angelo che si scoprono, c passi che inebbriano, e metempsicosi a colpo d’occhio, c amori, e ebbrezze, c deliri!, cd m fine un paradiso, il più orientale cd il più maomettano dei paradisi, eccovi la più piccola parte degli clementi costituenti questo ballo grazioso. La Grisi vi fu ammirabile, c tutta la stampa parigina, di cui una buona porzione aveva disertate le bandiere della leggera danzatrice incolpandola di monotonia, si affrettò a celebrare, il talento, i vezzi, la poesia, la grazia, l’agilità, la mollezza, Jo slancio, l’abbandono, l’arditezza, l’eleganza, le centomila qualità in una parola della fortunata agitatrice di piedi, che vinse in questa grande circostanza c sè stessa c tutte le aspettazioni. Fra i passi ballati dall’instancabile creatura, il più delizioso ed il più seducente è certo il passo dell’Ape. In esso la Grisi produce un indescrivibile effetto, effetto che soggioga i sensi c l’imaginazione, che desta godimenti c desidera, che vi fa adorare la donna c la.ballerina, ma più la prima forse che la seconda... E un ammaliamcnto., un sortilegio, un solfanello clic vi penetra nel sangue c che lo alluma quasi fosse, nè più nè meno, clic della miserabile polve da fucile. Frattanto all’Opera si sono già distribuite le parli di musica del ballo introdotto nel futuro Don Sebastiano di Donizctti, di cui si incominceranno assai presto le prove, e clic non può quindi tardar molto ad andare in iscena. Donizctti e (pii da vani giorni, e dà gli ultimi tocchi al suo spartito, clic è già bello cd ultimato. Se ne spera, mollo, ed io sottoscrivo volentieri a questa speranza, giacché è fondata sovra un gran nome, c perchè è giustificata diggia da tanti anteriori trionfi. Al Théâtre-français, le Demoiselles de Saint-Cyr, nuovo dramma di Dumas, ad onta dello spirito prodigatovi dall’autore, ad onta di Varie scene condotte assai abilmente, ad onta di alcune posizioni piccanti e piene d’interesse, furono però accolte assai freddamente. La leggerezza e la veneranda antichità dell’intreccio, l’assoluto obblio delle convenienze storiche e locali, la volgarità del meccanismo drammatico che fa udire il rumore delle ruote vecchie c troppo usale che lo fanno muovere, possono essere annoverati fralle legittime cause, clic lianlio lasciato il pubblico tranquillo, silenzioso c qualche volta sbadigliente. I primi due atti sono i migliori, il terzo comincia ad annojarc, il quarto annoja seriamente, cd il quinto produce l’effetto del quarto, ma in proporzioni alquanto più vaste. Credetemi intanto Vostro Affezionatissimo. VARIETÀ. I Siamo pregati dal!’estensore dell’Omnibus Giornale di Napoli, a riprodurre nel nostro foglio questo arlicolcllOj e si il facciamo di buon grado poiché è in esso data savia lode ad una distinta eanlanlc, e ad un esimio artista, entrambi stranieri e degni che l’Italia sia loro corlese di ospitali onori. Madama Bishop a Napoli. - A cominciare veramente dal. principio, nel venir sulla scena questa donna di bella e svelta statura, di vivi ocelli, di movenza grata e simpatica, noi la vedemmo presentarsi a quella maniera di persona educata alla gran società, e fornita di moltissima modestia. Ella dei pregi principali cioè: voce, metodo e gusto, possiede la maggior parte. La voce è di soprano sfogato, intonata, estesa e grata sì nei bassi, come nelle corde medie e negli acuti; canta di perfetto gusto,.ossia infiora il suo canto di belle agilità, trilli e passaggi senza stranezze od eccessi, e pronuncia benissimo l’italiano. Or dunque alla nobile e graziosa maniera di porgere unisce questi pregi di scuola e di voce. Ma quello clic forma il suo prineipal merito è la dolcezza dei passaggi, sì nelle difficoltà consuete, come nei trilli, ch’ella fa veramente a perfezione, e quasi corregge questo peccato del canto. Udendosi pero a cantare, in pezzi staccali, vestita