Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/205

Da Wikisource.

GAZZETTA MUSICALE ANNO II. domenica N. 48. 26 Novembre ’1843. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso di danno ai signori Associali dodici pezzi di scc classica aulica e moderna, destinati a compoi lume in 4." di centocinquanta pagine circa, i apposito elegante frontespizio figurato si inli! DI MILANO Il prezzo dell’as: yia classica music ed eITctt. Ausi. I,. H i affrancata di porlo lino ai confinidcilù Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione anives. accentuécs, et, liliale. — La spedizione ilei pezzi di musica viene fatta >rime tnulcs les pus- mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti •end taus Ics objcls. dello Studio /lienrdi, nel modo indicato nel Manifesto. aimiiles iinilatinns, — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio le l lamine des se» - della Gazzella in casa /lienrdi. contrada degli Omc— ! I"20; all’estero pressò i principali negozianti iea e presso gli Uffici postali. - Le lettere, igrupvorranno essere mandati franchi di porlo. J. J. Rousskjv. NO» MARIO. I. Esajik dello stato attuale della Musica Drammatica in Italia. - II. La Musica guardala nei bisogni presenti. - III. Cahtkggio. - IV. Notizie Divkiisk. I. R. Tkatho a li. a Scila L’assedio di Brescia. ESMEE DELLO STATO ATTUALE DELLA MUSICA DRAMMATICA III ITALIA {Vedi i -V. 19 e 27.) a scuola di canto trovasi ora ifjjv presso noi divisa in due sistemi, 5§£i quali, come per solito acca______ fde, hanno un lalo buono. ed difettoso, e in un sol punto s accordano (che è male-comune), nel non istruire abbastanza il cantante nella scienza musicale, affinché questa fecondi la scienza drammatica. E i difetti di scuola vengono ancora a dismisura ingranditi dall’opinione già accennata, e sempre più prevalente, che a riuscire cantante drammatico non occorrano tante cognizioni e cosi lungo studio, bastando certi naturali doni, di cui è troppo facile credersi forniti. Malta idea, deplorabile presunzione spesso fomentata da maestri ignoranti e poco onesti con immenso danno dell’arte, degli artisti e della società! Né basterà mai a svellerla lo spettacolo lagrimevoie dei moltissimi che, per aver dato retta alle avare adulazioni di cattivi istruttori, e chiuso l’orecchio agli avvertimenti dei pochi onesti e chiaro-veggenti, vivono nella miseria e peggio! Ma non si vuole vedere altro che le fortune immense raccolte da pochissimi, e quando taluno si è lilto in capo di battere la carriera teatrale, è inutile il dirgli che non può riuscire che ad essere mediocre. Il maestro sincero ed onesto è chiamato ignorante, perchè per una delle tante pazzie cui va soggetto l’umano cervello l’essere tacciato di inettitudine per la musica spiace a taluno più dell’essere creduto poco ga- 1 lantuoino. Quindi poi mentre le antica- i mere dei corrispondenti teatrali brulicano j in ogni tempo di virtuosi e virtuose, i di cui vanti, accompagnati sempre da un modestis- j simo non fo per dire, veli farebbero credere j meraviglie nell’arte, a grande stento potete; sentire un’opera ben eseguita anche nei! teatri di primo cartello. Dio vi scampi dalle j prove!... Poniamo line alle digressioni, e! ritorniamo alle scuole di canto. I due accennali sistemi si possono distinguere coi predicali di antico e moderno, benché il primo non sia più il medesimo col quale salirono ad altissima fama le scuole di canto dello scorso secolo, avendo non poco dimesso delle rigorose esigenze d’allora. I maestri, che al primo si attengono, pongono ogni studio nell’educai-e la voce per renderla agile e pronta a qualunque passo, a qualunque esigenza della composizione e del sentimento. La messa di voce, le volate ascendenti e discendenti, il trillo, il gruppetto, e mille altri esercizii formano uno studio principalissimo cui tengono dietro i solfeggi e vocalizzi. E fin qui è ottima scuola non polendo un cantante interpretare giustamente una composizione qualunque, ed eseguirla a dovere se il suo organo non è educato ed obbediente. Di solito però, avendo per massima che canta bene chi vocalizza bene, si Irascura di far cantare colle parole; e considerando la soavità siccome qualità principalissima del canto, uè alcun conto facendo delle esigenze della musica moderna, si reprimono soverchiamente le voci. Le conseguenze ordinarie di questa pratica sono: d.° che l’alunno apprende ad apprezzare maggiormente ciò che è solo una qualità accessoria, l’agilità; epperò facilmente tende a sovraccaricare il canto di quale, olfegjio, nulla ommetlendo o quanto alla precisione degli accenti, o al perfetto fraseggiare, non sa poi articolare con chiarezza, non conosce l’accento della parola; e non sa accordarlo coll’accento musicale. 3.° Che si abitua a tener poco conto del significato delle parole le quali gli sono per Io |)iù di peso inopportuno, perchè squiii— n-andosi. nell’articolarle, l’economia del fiato, più non sa respirare a tempo. 4.° E finalmente abituandosi l’allievo a non emettere un volume di voce maggiore di quello gli abbisogna per cantare in camera col solo pianoforte, quando poi passa a cantare coll’orchestra, m più vasto locale, trovasi sbalestrato fuori delle norme ricevute. In questo caso, se il continuo reprimersi non ha diminuito realmente il volume della voce, per l’ordinario si sforza soverchiamente per superare il fragore dell’orchestra, e supplire all affievolimento più apparente che reale prodotto dalla distanza delle pareti. La scuola moderna per l’opposto trascura troppo di rendere la voce flessibile, di moderarne e migliorarne il timbro. Trascura ancora più il solfeggio, e secondando di soverchio il naturai desiderio dei principianti di cantare i pezzi più applauditi delle opere in voga senza i necessari studi preliminari, fa si che questi montino troppo presto in superbia per aver imitato scimiotticamente il tale o la tale celebre cantante. Non è raro Io scontrarsi in taluno di questi aspiranti alle glorie teatrali, il quale per avere bene o male appreso, toccando i suoni sul cembalo di cui appena conosce i tasti, alcune arie (più spesso le sole cappellelte) credesi all’apice della scienza, alla vigilia di un gran successo. Voi lo sentirete vantare come cosa propria il genio che crea gli artisti. isprezzare rii ornamenti. 2.° Che quello il quale canterà egregiamente il più difficile solfegchi predica la necessità dello studio, senza essere ad un quarto di quanto ne occorrerebbe per divenire appena mediocre, senza saper attaccare con sicurezza uri salto di quarta o di quinta. Sentirete quésti saputelli vantar sempre il canto spianato, non già perchè sappiano realmente portare la voce, e moderarla colla finitezza che un tal canto richiede; ma in verità perchè non saprebbero eseguire con garbo un gruppetto, una volata avendo l’organo vocale non domato dallo studio, e di più indurito dal continuo gridare e sforzarsi di arrivare agli estremi acuti. E questa è appunto la pecca più.grave della moderna scuola; la quale per disavventura è appunto la più ricca di maestri e di alunni. Conviene fare notevoli eccezioni a favore dei conservatorii, nei quali buoni maestri seguendo buoni melodi si oppongono alla traviata corrente: se non che 10 scarso numero di veramente buoni cantanti prodotti da queste scuole, sebbene vi si possano rifiutare tulli i dotati di scarsi doni naturali, fa sospettare che ivi pure siavi del guasto. Non vi sono adunque più buoni cantanti in Italia? Non vi è dunque più perfetta scuola? Questa terra, culla prediletta delle arti, e specialmente del canto, può ben essere decaduta dall’antico splendore; ma non ha per anco tutto perduto, e conserva tuttora 11 primato sulle nazioni rivali in questa come in altre nobilissime arti. Scarso è il numero dei cantanti drammatici, i quali abbiano perfezionato con uno studio assiduo e ben inteso le doti naturali: pure ve ne sono, e per essi l’Italia ha vanto. Più scarso è il numero dei buoni maestri capaci di istruire i loro alunni in modo che si sviluppino in essi le naturali disposizioni, e l’arte supplisca ove fu natura avara. Abbiamo notato i difetti più comuni < delle scuole vigenti; non sarà inutile il dire £ quale debba essere una scuola di canto per (