Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1843.djvu/54

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terrore dallo sguardo terribile? Chi s’è mai sognalo di pingcrc il terrore collo sguardo terribile? Dovrcm noi per riverenza vostra, signor Tcmisloclc, dimenìicare clic il terrore è una grande paura e che Una grande paura non può essere terribile perchè terribile è la forza, l’ira, il coraggio che mette paura non chi la sente? Se ai podi librettisti è lecito travolgere le idee del senso comune questo potrà passare; ma se anche nei libri d’opera deve entrare la ragione, perchè la ragione è prerogativa degli uomini, io sfido l’onnisapienza di tutti i librettisti antichi e moderni a mostrare che chi ha sul volto la traccia d’un lungo terrore possa nello stesso tempo avere lo sguardo terribile. 0 ha paura o non l’ha: se Impaura non può essere terribile, perchè terribile è chi non ha paura: se non l’ha, perchè ci venite a dire che nell’occhio terribile appare il lungo terrore? Dovrò io pensare che i poeti perchè firn dei versi per musica, pretendono avere il privilegio di mettere in sovvertimento tutta la logica umana contraddicendo nel secondo verso quel che avean detto nel primo?... Ma si vada avanti. Un’altra gemma logica è il furore che Arv ino, nella scena seconda, legge negli sguardi di Pagano quando chiedendo perdono al mondo e a Dio, bacia il fratello in segno di pace. Come mai Pagano poteva venire a chiedere conciliazione col furore negli occhi? E se era furente in che modo il fratello può ricevere il suo bacio di pace? Avreste potuto dire rancore che veniva opportuno anche alla rima; ma la voce rancore non è nel vostro dizionario melodrammatico, e tra furore e rancore è cosi poca la differenza che può ben passare l’uno per l’altro. II coro delle Claustrali clic viene in seguito presenta subito un’altra gemma nella prima strofa. Eccola: A te nell’ora infausta De’mali e del riposo, Davvero? e da chi avete sentilo dire che l’ora del riposo sia infausta? Infausta è l’ora de’ mali, questo va bene, ma quella del riposo... Perdonatemi ma qui la v’è scappata grossa. Ma se volessi continuare questa ispezione minuta non finirci più sino a domenica: lasciate dunque che m’accontenti di questi che son tutti carbonchj raccolti nel primo atto. Chi volesse prendere il libro nell’insieme. troverebbe circa trenta versi in cui entra la parola core, quasi altrettanti in cui entra la parola Dio: non so quanti dov’entra la parola amore: non so (pianti la parola Signore; per modo che si vede chiaro clic non vi piccate mollo di variare ne’vostri oggetti preziosi (i). Alla scena quarta dell’atto terzo troverebbe poi questi versi: Ahi vile!... Empia.’... all’obbrobrio di mia casa nata! Fossi tu morta in culla, Sacrilega fanciulla! Sorgente rea di guai, Oh non t’avessi generata io mai. Alla cui lettura non potrebbe trattenere la sua meraviglia nello scorgere quanto sia vero clic i genj s’incontrano se, avendo buona memoria, sa rammentarsi qucst’altri: Vile! all’obbrobrio di mia casa nata, Oh! non l’avessi generala mai! Oh! ti avesse la madre, empia fanciulla, Negalo il latte e soffocata in culla. De’quali incontri vorrebbe certamente trovarne un altro in quel verso: Non ha pensiero che d’amor noti sia clic pare rassomigli a questo altro: Non ha memoria che d’amor non sia. In verità che rincontrarsi con Tomaso Grossi è fortuna che può essere invidiata (5)! Ma oramai m’accorgo d’aver abusato della vostra pazienza e di quella de’ miei lettori. Se non m’inganno sembrami di avere con qualche indizio provato che il vostro melodramma, oltre all’essere poco ragionevolmente tessuto, contiene anche dei versi che non sono splendidissimi. Perciò ho provato essere vero il giudizio stampato dalla Gazzetta del vostro componimento: anzi ho dimostrato che fu un giudizio pietoso, benigno, amichevole; tale che un vostro fratello non avrebbe potuto farlo più parziale. Ora, non vi par egli clic avreste fitto meglio di lasciarmi fare qualunque altra cosa piuttosto clic obbligarmi alla più antipatica anatomia del più rivoltante vostro libro melodrammatico? G. VITALI. NOTE. (1) So bene che il Filippo ed altri protagonisti: odiosi furon messi sulla scena; ma il furono ad arte per inspirare orrore de’ loro misfatti: così essi sono; iniqui e feroci da cima a fondo. I Lombardi alla prima crociata non hanno nemmeno questo carattere: son il de’ cattivi soggetti che vorrebbero cancellare le loro iniquità col prender parte ad un’impresa gloriosa. | (2) Il pensiero di far ritornare Pagano di Terra; Santa dopo veni’anni, senonisbaglio, è tutto d’invenzionc del signor Temistocle. Tomaso Grossi, che cer-! tamcnle non ha l’ingegno de’ librettisti, non dice che ei tornasse da quelle regioni quando venne a tappa- ] ci/ìcarsi fra’ suoi, perchè un’idea còsi nera, ollrcccht: è inverosimile ed assurda, ripugna siffattamente alla morale umana che è insopportabile. Dice egli preci- 1 samcnlc Quindi molt’anni in doloroso csiglio Solo e ramingo errò di lito in lito, In sospetto pur sempre che l’offesa Possanza non l’aggiunga della chiesa. Se fosse stalo in Palestina non avrebbe temuta la possanza della chiesa. (5) Ci i tanta unità d’azione e di tempo ’nei Lombardi alla prima crociata che un altro giornale di Milano, il Figaro, trovò che sarebbe stato bene ommetlcre il primo atto (è il migliore!J per dare agli avvenimenti maggior unità e per renderei meno odioso il protagonista. Fate anche questa mulilazione e poi vedrete che bell’opera vi resta. (i) Ecco qualche saggio delle ricche e svariale maniere diùfrascggiare del signor Solerà. Qui nel luogo santo e pio, Testimonio al mio delitto, Perdon chiedo al mondo e a Dio, In tal periglio solleviamo a Dio, Giuriam, s’ei copre di suo manto pio. Vergine santa — madre di Dio, Per noi tapini — leva preghiera, Ond’Ei ci gum-di — con occhio pio. Volga le menti a Dio; Si avvivi il cor d’un palpito Solo celeste e pio; O signore dal tetto natio Ci chiamasti con santa promessa, Noi siam corsi all’invito d’un pio. Ed eccone alcune altre. La lama colpirà del mio pugnale. Non rischiari del pugnale. Col pugnai di sangue intriso. Alla punta di un pugnale. Col pugnai di sangue intriso. Compro un dì col sangue avrei. Altri il sangue spargerà. Pur di sangue è intriso il ferro. Sangue ognor verserai dalla fronte..V noti che la maggior parte di questi versi è‘’tolta dal solo primo allo. Del come poi varj nelle idee cccone un esempio: Sulle bende la folgore cada. L’empie bende squarciar de’ Musulmani. L squarciata la barbara benda. Non vi par egli di sentire una poesia ch’abbia rotta la testa? (3) Di versi che s’incontrano con altri versi potrei citarne qui non pochi: mi risparmio questa noja pcrchi ne sono stanco. STUDJ C1UTIC0-ST01UCI ARTICOLO II. Considerazioni generali stilla esecuzione della musica strumentale. Ove l’arte di suonare gli strumenti non tocchi un alto punto di perfezione, non si potranno avere degli eccellenti compositori di musica strumentale. Il perfezionamento di questa parte materiale della musica è della maggior necessità ed importanza in quanto che ella costituisce e pone in essere tutti i mezzi artistici di cui un compositore può valersi per esprimere le sue idee musicali, che questa; parte materiale istessa di poi rende sensibili all’udito degli ascoltanti con l’atto della esecuzione. Ond’è che il progresso della parte materiale dell’arte per naturai! proprietà non può ammeno di trar seco i j maggiori progressi, ed i più ampi svilupI pamenti della parte spirituale e sublime: dell’arte medesima, e questa a vicenda su Suella non può che fruttuosamente reagire, ira dunque, per giungere in Italia a creare | un nuovo genere di musica strumentale, la 1 primitiva e più essenziale operazione si è | il formare degli abili strumentisti. Non a tutti indistintamente è concesso il divenire un abile strumentista. Una fisica costituzione, un gusto ed una inclinazione naturale adattata alla specie ed al carattere sentimentale dello strumento che si prescielga, deve congiungersi con un profondo sentimento estetico della musica:, solo colui che riunisca tutte queste facoltà può giustamente meritarsi il titolo di artista. Di qui apparisce come gli studii degli strumentisti debbano diffondersi in due rami assai differenti. Comprende l’uno tutta la parte meccanica di uno strumento, l’altro la parte estetica della esecuzion musicale. ì Lo scoprire tutte le risorse, ed il viu| cere ogni difficoltà meccanica che presen| tar possa uno strumento di musica, specialmente della classe più necessaria ed importante, è opera tanto lunga e labo! riosa, eli’ io credo che mai nissun uomo i pervenisse a tanto. Ciò che maggiormente ■ abbisogna per questa parte si è il ridurre ad una esattezza matematica quel più che i ci sia dato giunger a potere eseguire su ’ di uno strumento, ritenendo sempre che i difetti abituali di intonazione e di misura sono i più imperdonabili ad un ar; tista. Un’allra fra le più interessanti fai colta necessarie ad una perfetta esecuzion musicale si è la puntuazione delle frasi, e la esatta distinzione dei periodi, da cui; principalmente resulta il significato delle espressioni della musica. Ora, siccome la j forza del fraseggiamento musicale non può, pienamente esser compresa da chi non i abbia una qualche scienza dell’armonia,; così anco questo studio rendesi necessario | per divenire un abile strumentista. Tutte queste indispensabili facoltà, che j si riferiscon soltanto alla parte meccanica j della esecuzion della musica con gli stru| menti, non sono per sè stesse bastanti a i produr quegli effetti che l’arte deve semi pre prefiggersi di ottenere sull’animo degli uditori. Un esecutor di musica non è il freddo ed esatto lettore di una composizione, ma ne è l’alto declamatore. Quando egli abbia interpretato a fondo i concetti del compositore, fa d’uopo ch’ei gli esponga; all’ascoltante con quell’entusiasmo, con i quell’accento e con quella forza che essi richiedono-, egli deve saper pronunziare i con energia, e parlare eloquentemente! quel linguaggio. A tal grado non può giuni gere l’esecutor di musica quando dalla; natura non sia stato dotato di esquisita i sensibilità, di spirito giusto e disposto ad alti pensamenti mediante l’aiuto di una i non mediocre cultura. | La mancanza di queste rare e preziose J qualità per lo più rende vane le laboriose: fatiche spese per più anni intorno al mec