Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1844.djvu/68

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avrebbe poluto il sig. Meyerbeer sublimare codesta situazione. trasportandola, con qualche frase malinconica e santa, nella sfera dell qtoopea. dove niente di comunale o d impudico è concesso. Toccava all1 armonia coprire quella nudezza sotto i panneggiamenti del suo casto mantello. Inoltre la melodia di cui parlo, ha il torto di russo mi gli at’e albana del sonno della Muta. La stretta che segue, ancorché rapida e veemente. manca ciò nulla ostante di forza originali* e di distinzione. Il grido di Raoul, allorché si sottrae dalle strette convulse di Valentina, è sublime, e sbocca dal cuore} peccalo che rammemori la dolorosa e possente esclamazione fatta da Max nel 1 e}’schiilz nel momento che Samiél comparisce addietro dell’albero. Un minuetto e un terzetto compongono, si può dire, il ijuint atto. Questo nuovo costume di dividere in cinque parli le Opere mirando ad agevolare gli svolgimenti lirici, nuoce loro in iscanibio potentemente. Poco addomesticato con questa forma inusata, non sa il musico dove mettere i suoi finali, e, nel dubbio, si astien dallo scriverne} o se ne fa uno per caso, occupa quel finale un intiero allo lui solo. Mercè questa invenzione degli autori del libretto, i quali hanno creduto dover nella musica introdurre la forma della tragedia, stimolati senza dubbio dalla loro natura eminentemente poetica, si moltiplicano odiernamente le ariette, i piccoli cori. i cauli dialogizzali} ma de’ quartetti maestosi e condotti con grave semplicità, e dei larghi finali che si prendevano tutto il tempo opportuno per giungere, degli ampj pezzi che stan cosi bene nella vasta forma italiana, pur troppo oggidì non è più questione. RASSEGNA BIBLIOGRAFICA Articolo I. Se il tempo c le forze, servissero sempre al buon volere ed alle sane intenzioni, io avrei maleria, a me solo, di che riempire non quegli fogli, ma di più grandi i ancora. Avrei per esempio a parlarvi della Gemma che ora si dà al Barrano c che sembra incominci a! rislaurare le sorti di quel teatro; avrei a dirvi del Naufragio «Iella Canobbiana co’snoi Vaudevilles; del Sogno che si va a fare in una di queste sere al Ile, c di cento altre bagattelle. Avrebbesi pure a parlare di una appassionata Romanza scritta dal si- ■ gnor maestro Boniforti, c dedicata ad una delle più distinte c gentili dilettanti di Milano: dovrebbesi far cenno di uno, anzi di due soavi terzetti che Marliani improvvisò ultimamente; uno de’quali già pubblicato: nè si avrebbe a lacere del chiaro compositore napoletano, il signor Lillo, che da alcuni giorni dimora fra noi, e va rallegrando or questa or quella delle nostre private riunioni musicali colle sue eleganti composizioni, e sorprende coll’abilità non comune che egli possiede di elegantissimo e puro esecutore pianista, interprete, degno degli Hummel e dei Thalberg.! - In verità che tutte queste cose richiederebbero cadauna maggiore sviluppo, lungo parlicolarizzamento; ma d’altronde imaginatevi un povero articolista obbligato c costretto a parlarvi di attualità, con ai lati due altissime cataste di nuove pubblicazioni musicali, che da parecchie settimane vanno gigantescamente annunziandosi c presentandosi al pubblico in caratteri arabo-gol ico-vandali sulla quarta pagina di questa Gazzetta, c che tutte egualmente attendono, 1 implorano, anzi pretendono un articolo, una critica I (critica di lode, intendiamoci bene), almeno almeno un cenno; egli è naturale che il povero articolista, critico, lodatore o acccnnatorc, oppresso c sof- ì focato dall’ingente pondo delle due grandi colonne, dimenticando ogni altra cura, cerchi di farla da nuovo > Sansone, c dia finalmente un crollo decisivo a queste due enormi cataste. Tanto più che il novello Sansone, si lusinga di non correre il rischio, come l’antico, di farsi fracassare la testa. - Ma da cosa comincercmo noi? Volete musica di canto, di stromenti, di strumenti ad arco, di stromenti a fiato, di stromenti a tastiera, d1 strumenti a tastiera e fiato insieme, a due mani, a quattro mani, a sei, ad otto? volete, musica di teatro musica da camera, «la Chiesa, con parole latine, francesi. tedesche, italiane, spaglinole? - Comandale. - Ilo di lutto di che potervi servire. - Dedicheremo i nostri primi esami a’valenti pianisti cd alle amabili pianiste. Parliamo di Liszt. Eccovi quà tre composizioni fatte come il solito, vale a dire tratte da altre composizioni. Sono esse una Grande l’antaisie sur Don Juan de Mozart (1), un Grand (’aprico sur des motifs de l Opera de Glinka Rvssi.vx et Ludmillc cd una Marcia Circassa traila da «piesta medesima Opera. E siamo sempre alla stessa istoria, lo per buona fortuna mi troverò nel caso di dirvi per esempio se* sieno Don Giovanni o Zeriina o il Commendatore che il sig. Liszt avrà introdotti a discorrere nella sua Grande L’antaisie, ma non vi saprò dire invece preseli!omento se negli altri due pezzi sia il sig. Russlan o la signora Ludmilla che vi susurrano alrorecchio;qucllc deliziose melodie, e quale c «pianta sia la parli* della Marcia Circassa che appartiene al sig. Glinka, e «pianta e. «piale, «piella che spelta a Liszt. Abbiamo detto l< mille volte che, in queste, moderne Fantasie. Capricci, Reminiscenze, Trascrizioni, «’• forza, se non si conosce pienamente, la fonte originale, pendere incerti ncll’attribuire i pregi o i difetti delle composizioni piuttosto all’uno che all’altro autore. Intanto dicasi qualche cosa di ciò che conosciamo. Tutti i giornali ollrcmontani hanno prodigalo, o meglio hanno tributato le dovute, lodi a «piesta magnifica Fantasia sul Don Giovanni. In essa il caratteri* dell’imperituro spartito di Mozart, vi è ritratto al vero. Sembra persino impossibile che in un solo pezzo, di mole anche, non vasta, il grande pianista abbia saputo raccogliere e fondere, senza mai infrangere le leggi dell unità, lutti i differenti colori della fantastica tragicomedia. La gentile cd innocente passione della spensierata Zeriina e le irresistibili seduzioni di Don Giovanni ebbero il più vero interprete in Liszt, che tratto tratto v iene a romperle colle spaventose minaccio del Commendatore, le quali mano mano che si odono rombare, sempre più diventano gravi, possenti, o terribili. Sono perciò tre i principali brani di Mozart su i quali è basata questa colossale Fantasia. Il Duellino Là ei darem la mano forma soggetto di semplici e soavi variazioni, c I’Aria L’in che dal vino, condottavi da un lungo ed irrequieto modulare su quelle scale ascendenti e discendenti della terribile scena finale, forma la perorazione, trattatavi con quella sublime grandezza, alla quale Liszt solo sa in giornata elevarsi, poggiare c mantenersi. E codesto un pezzo di musica, che, quantunque per certo non facile, non ha però quell’inestricabile difficoltà che unita al nome di Liszt spaventa il più delle volle anche i nostri più valorosi esecutori. Inoltre, nel caso attuale la fatica dello studio viene compensata dal sommo effetto della musica. L’ultima coda in modo speciale è popolare c trascinante quanto dir si possa. Se poniamo mente alle belle c soavi melodie che infiorano il Grand Caprice sull’opera di Glinka, come pure al grandioso foco che. domina tutta la Marcia, ci troviamo indolii a ritenere che il signor Glinka sia un compositore di un talento ben distinto anche nelle opere di genere teatrale, delle quali noi fino ad ora non abbiamo avuta la fortuna di conoscere il più piccolo brano. Ma domanderemo un’ultima volta: è ella la musica di Glinka che ha tanto merito, od è più tosto la maniera magistrale colla quale il sommo pianista sa presentarcela? Sia o Euna o l’altra delle due supposizioni, o la prima c la seconda insieme, è certo che anche questi due pezzi hanno quel marchio libero, fantastico, elegante c grandissimo, che il sig. Liszt non tralascia inai di imprimere anche alla più piccola delle sue (I) E questo e tutti gli altri pezzi de’ quali si va a parlare sono pubblicati dal Ilicordi. composizioni. La Marcia Circassa, più che il Capriccio, è di possente effetto, anche come pezzo di società; poiché il Capriccio sembra indicare maggiormente il bisogno di conoscere preventivamente lo sparlilo del signor Glinka. - Diamo un saluto a Liszt, ricordandogli una sacra processa eli egli ha fatta or sono già alcuni anni a tutto il mondo musicale, voglio dire del compimenti) di «pie suoi grandi slmlj, «du* «’gli annunziò in numero di ventiquattro, e dei «piali fino ad ora non se ne contano che dodici. Opera veramente gigantesca i e straordinaria! Enrico Ilerz scrive continuamente, di giorno e. di notte, sia caldo, sia gelo: egli è il Donizelli dii pianoforte. Di questo brillante autore abbiamo qui una farragine di pezzi, de’«piali [iure, come degli allei più sopra, non sappiamo fino a che punto attribuire j il merito al compositore pianista; poiché trattasi di una । Polka, che è, come il sig. Ilerz la intitola, una nouvelle danse Allemande, trattasi di Ire Divertissements sur des.lies de ballet de Doni Sébastien, d’una l’antaisie sul1 opera La pari ila Diable, «I un («’ma Arabo (che, se non fosse arabo, si potrebbe ritenere napolitano), e d’altre coserelle di questo genere. Fi va a vedere adesso in tutti questi pezzi, travagliali bensì col solilo garbo del signor Hcrz, in che dose entrino e quanta parte v’abbiano Don Sebastiano, e la Polka, e il Diavolo, e gli Arabi. V’ha molla freschezza di modi nclV Adagio cantabile d’una L’antaisie brillante sulla Maria «li Rohan composta da Berlini jeune; la coda perii è troppo comune: come pure v’ha dell i dolcezza abbastanza aerea n< ÌV Impromptu di Lickl C. Giorgio sulla Serenata di Don Pasquale, e nell’altro sulla Preghiera di Marta di Hohan. - Ma veniamo in nome di Dio una volta a qualche cosa di originale. Avvi della vivacità e del garbo nella Polonaise di Laminile, della soavità nelle poche battute della Melodie pour Piano di fhalbcrg. La lìapsodie di Lickl F. Carlo è una delle severe e tranquille ispirazioni, delle quali è sempre improntalo il fare di questo egregio compositore. Però vi ha un po’ di pecca derivante da troppa uniformità di colorilo, e da eccessiva lunghezza; tanto più ehe il pezzo è piantato in sestupla, tempo per se stesso alquanto saltellante. Il Capriccio di Golinclli (Opera nona, e seconda dei Capricci) rinserra de’ buoni tratti. Avvi soavità e spontaneità italiana nelle cantilene, c chiaro sviluppo. Il primo Tempestoso sembra non avere uno scopo bene pronunzialo; ma il rimanente «Iella composizione è di bello c savio travagli o,e quantunque alquanto usata, l’ultima maniera del trillo è di un effetto cristallino e toccante. In generale non v’ha novità nemmeno in nessuno degli accompagnamenti infioranti le cantilene, ed anche la perorazione non si presenta sotto un aspetto sufficientemente nuovo; ma il Capriccio in complesso è cosa, anziché capricciosa, lavorala con gusto e quadratura, eil è raccomandabile quale pezzo di ottimo risultalo in quelle delle nostre società, che non troppo inclinano al trascendentalismo. In altro articolo avremo a toccare di alcune più interessanti composizioni di Thalberg ed Ilerz; parleremo di Dohler, e via via di tutto che può maggiormente pungere la curiosità de’nostri buongustai. In seguito accenneremo anche de’pezzi di Pianoforte a più di due mani, c delle cose più interessanti pubblicate ultimamente o per altri strumenti o per canto. Alberto Mazzucato. Delle cause che conducono a mal partito le opere riprodotte senza I’ intervento dell’autore. IL PUBBLICO

 lo parlo per ver dire,

Non per odio d’altrui, nè per disprezzo. Petr. Le prevenzioni del pubblico, buone o cattive elle siano, sono sempre nocive al sano giudizio, perchè perturbatrici di quella quiete d’animo, c di spiedo,