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2 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO

zetta due nuove rubriche di cui l’esperienza ci ha mostrato l’utilità — Alla rinfusa e Rivista dei giornali — avremo detto tutto. Vogliamo però chiudere la serie dei vantaggi che offriamo agli associati con una promessa che per chi ei conosce vale più d’ogni altra: r on baderemo a spese sempre che, anche nel corso dell’anno, ei si porga il destro d’introdurre nuovi miglioramenti. E per poco che i nostri amici vogliano voltarsi indietro, potranno accertarsi coi loro occhi che noi abbiamo sempre mantenuto le promesse c più delle promesse. DI GIUSEPPE VERDI al Cairo. Invece d’un’apposita corrispondenza crediamo più opportuno pubblicare i nudi particolari dello splendido successo quali ei furono dati dopo la prima rappresentazione: La prima rappresentazione ebbe luogo il 24, essendo il giorno natalizio di S. A. il Viceré. Appena incominciato il preludio dell’opera, entrò il Khédive nel suo palco; fu salutato da una salva d’applausi, si esegui l’inno vicereale in mezzo alle ovazioni del pubblico stipato nelle loggie, nel loggione ed in platea. Atto I. Romanza Radamès (Mongini) applauditissima. Duetto e terzetto susseguente fra Amneris (Grossi), Aida (Pozzoni) e Radamès interrotto da applausi. Gran scena susseguente coi cori, Medini (Ramfis) e Costa (il Re) di immenso effetto. Segue la bella scena drammatica di Aida, dopo la quale per le piccole dimensioni del teatro, si cala la tela onde preparare la scena del tempio, per cui l’atto viene dimezzato. Anche questo finale fu eseguito senza appunti, ed accolto con grandi applausi. Atto II. Coro di donne e duetto delle due donne susseguente applaudite Dove poi il fanatismo giunse all’apice fu nel gran finale secondo, che fu dalla prima all’ultima battuta interrotto da frenetici applausi; la magnificenza del vestiario, la bellezza della musica, l’imponenza delle masse corali, (che pure sono un poco scarse di numero per questo pezzo), le comparse, gli attrezzi, l’esecuzione per parte di tutti, indistintamente, fecero freneticamente gridare questo pubblico ebe non è di solito troppo caldo. Dopo questo atto furono ripetutamente chiamati gli artisti non che Bottesini, che diresse con amore e sapere. Atto III. Duetto Aida ed Amonasro (Steller) applaudito, il susseguente tra Aida e Radamès, non che la «hiusa dell’atto con Medini, la Grossi e Steller applauditissimi. Atto IV. Scena e duetto Amneris e Radamès, il canto dei Sacerdoti, l’imprecazione di Amneris, stupendamente eseguiti, ed acclamatissimi. L’ultima scena, che è un duetto nel sotterraneo fra la Pozzoni e Mongini con cori e ballabili nel tempio soprastante, si chiuse con una corona meritata di applausi e di chiamate. Da un lungo articolo di Filippo Filippi, scritto dopo la prima rappresentazione noW Avvenire d’Egitto togliamo quanto segue: Nella folla cosmopolitica che componeva il pubblico di ieri sera, gl’Italiani erano in maggioranza, e nell’ovazione fatta al Kedive, c’era senza dubbio uno sfogo di gratitudine affettuosa, per parte nostra, allo splendido Mecenate, che seppe colla tenacità e la larghezza che lo distinguono, ottenere che Verdi scrivesse pel suo teatro e riescire ad un’esecuzione che dal punto di vista decorativo, archeologico, non avrà riscontro in nessun altro teatro. L’esito dell’Aida al Cairo si può dire miracoloso, quando si pensi alla difficoltà della musica, e agli ostacoli inerenti al teatro. Non potendo analizzare uno per uno i pezzi dellWcZa, racconterò succintamente come li accolse il pubblico, il quale, molto attento, ma calmo di sua natura, alle volte fu irresistibilmente tratto all’entusiasmo dalla potenza della musica. Il preludio a sordini ch’è un finissimo trapunto di modulazioni e di imitazioni sopra uno dei temi melodici dello spartito, fu eseguito con precisione e belle gradazioni di colorito: il pubblico lo comprese, l’applaudì vivamente e questo applauso fu il segnale di una vera ovazione al Kedive ch’era già al suo palchetto prima che l’opera incominciasse. La parte cantabile dell’opera incomincia con una romanza di Radamès, il tenore, nella quale non si sa se ammirare di più la soavità della melodia, o le eleganti e così nuove squisitezze dell’istromentale. — Mongini la canta divinamente. — Nel terzettino che segue fece remore una frase calorosa detta insieme dalle tre voci. Il secondo atto si compone di un grazioso coretto di donne, di un magnifico duetto fra Aida e Amneris e poscia di un grandioso finale; questo pezzo colossale comincia con una gran marcia complicata di cori, ballabili e si sviluppa in un adagio e stretta; tutte le parti si accordano insieme con belle proporzioni e con istraordinario effetto. Le frasi sono ispirate, con una efficacia drammatica che mette i brividi indosso e qui ha suscitato l’entusiasmo di coloro persino che mai, dacché sono al mondo, batterono le mani. — Verdi non fece mai nulla di più grandioso, di più bello. Fu il punto culrriflante- della serata; gli applausi furono ripetuti, insistenti, incalzanti, tali che tutti gli artisti dovettero escire molte volte insieme al maestro Bottesini e il direttore di scena D’Ormeville. E Aida, quanto all’esecuzione delle>parti principali, ne ha due di capitale importanza, quella del ’ tenore Radamès e del soprano Aida: ambedue qui sono egregiamente sostenute dal Mongini e dalla signora Pozzoni. — Il Mongini ha trovato bellissimi accenti, ebbe momenti felici di calore, di passione, e davvero coll’attuale scarsezza di tenori, il teatro di Cairo dovrebbe conservarsi un artista di così bella voce e che canta con eguale fortuna tante opere di stile differente. — La Pozzoni, abbenchè la parte le sia un pochino acuta, è e sarà una delle migliori Aide; intelligente, animata, bella della persona, il suo successo è stato grande, definitivo, meritato. — Lo Steller ha cantato la sua piccola parte da quel grande artista ch’è, e con quella cura dell’abbigliamento ch’è tutta sua. La signora Grossi mi pare spostata di voce, affievolita nel medium e negli acuti, ma supplisce con molta intelligenza artistica. Il Medini sempre il principe dei bassi, per il bel vocione, lo stile largo, l’incesso imponente. Benissimo l’altro basso Costa, l’altro tenore Stecchi Bottardi e la seconda donna Allievi. Una lettera privata del Filippi, c’informa che alla seconda rappresentazione l’esito fu ancora più splendido, che il terzo atto destò un vero fanatismo, e che fu fatto ripetere l’allegro del duetto fra soprano e tenore. Le corrispondenze del Cairo ai giornali E Opinione ed II Diritto, sono unanimi non solo a confermare il successo entusiastico dell’Aida, ma nel dichiararla altresì una fra le più belle, le più ispirate e caratteristiche Opere del nostro Verdi. — Il Kedive ha fatto sapere per telegramma al sommo Maestro la sua piena soddisfazione, e dal Cairo molti ragguardevoli ed illustri italiani, hanno inviato le più vive congratulazioni a colui che tanto onore e gloria aggiunge alle belle tradizioni italiane. Thalberg ha lasciato una preziosissima raccolta di manoscritti originali di musica. Contiene, fra le altre cose, spartiti completi, autografi di Beethoven, Mozart, Weber. Haydi, Bach, Haendel, Mendelssohn, Cherubini, Rossini, Bellini, ecc. Questa collezione, di cui Thalberg soleva dire che non l’aviebbe data per la fortuna d’un re, fu venduta a Napoli dalla vedova dell’illustre pianista-compositore, e il prodotto fu destinata ad un’opera di beneficenza.

Siamo in debito verso il maestro Panofka che ha poco tempo fa pubblicato un ottimo libro col titolo Voci e cantanti. In qsso sono analizzate da profondo conoscitore tutte le v.ziature dei metodi di canto e dei cantanti, e sono proposti rinedii e consigli senza dubbio preziosissimi. Il Panofka ha aggiunto con questa pubblicazione un altro gioiello alla sua collina di opere didattiche musicali. Non vi sarà, crediamo, cantarne geloso del suo avvenire che non voglia leggere questo libro. ¥ Col titolo La musica nella natura il sig. La vox intraprende nella Revue et Gazelle musicale di Parigi uno studio curiosissimo. Basti accennare i paragrafi che esso si propese di trattare: