Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1872.djvu/170

Da Wikisource.

162 GAZZETTA MUSI CALE DI MILANO Berlino, 29 Aprile. (Ritardato) Il sesto ed ultimo concerto della Berliner Sinfoniecapelle sotto la direzione del maestro Deppe, ebbe per programma: Ouverture, Le Ebridi di Mendelssohn, un nuovo concerto per violino con accompagnamento d’orchestra di Gioachino Raff, la quarta sinfonia {si bem.) di Beethoven - poi un’aria del Sansone di Haendel e due canzonette di Beethoven e Mendelssohn - tutto classico come vedete, Il concerto di Raff fu il perno della serata; si diceva che dovesse completare il trifoglio dei veri concerti per violino, essendo gli altri due quei di Beethoven e Mendelssohn. Occorreva però prima di tutto un esecutore di primo ordine, perchè le difficoltà ammassate in questo concerto sono immense. Il compositore lo seppe bene perchè scrisse e dedicò il suo concerto al Wilhelmy, all’erede vero del Paganini, che soprasta per ciò che è tecnica allo stesso Joachim. Vi parlerò un’altra volta di quest’artista eccellente: ritornando ora all’esecutore del detto concerto, al signor Oertling, bravo violinista, è vero, ma la cui tecnica non basta in nissun modo alle esigenze della composizione, dirò che i suoi sforzi tornarono vani e che il pubblico non potè formarsi un’idea giusta del concerto. Quant* al concerto stesso lo trovo buono é d’un brillante colorito, ma finora non mi voglio prender la libertà di collocarlo accanto ai capilavori di Beethoven e di Mendelssohn, sembrandomi che il celebre maestro Raff abbia fatto troppo, sia nel violino principale o nell’orchestra. L’impressione che mi è rimasta è quella d’un lavoro eminente; ma risparmio il mio giudizio per un’altra volta, certo che sarà fra noi prestissimo il celebre Wilhelmy, ed eseguirà questo concerto. La signorina Avé-Lallemant cantò poi la detta aria e le canzonette con fresca voce, forza ed intelligenza musicale — l’esecuzione dell’ouverture e della sinfonia fu buonissima. La Sinfonia ellenica di Beethoven ebbe un’interpretazione briosissima. L’oratorio Giovanni Ballista di Oscar Kolbe venne eseguito pochi giorni fa, malgrado gli intrighi avversi al compositore, il quale si mostrò partigiano della scuola mendelssohniana a tale che si credette d’udir un oratorio postumo del creatore dell’Elia e del Paolo. È bella, lo confesso, questa maniera aristocratica di scrivere musica ecclesiastica, come fece Mendelssohn, e mi ricordo sempre del giudizio d’un celebre critico amico mio, che disse il Mendelssohn aver scritto il contrappunto col gilè bianco e coi guanti glacé — ma rimanendo sempre Mendelssohn e perciò originalissimo. Una volta nell’oratorio, alla festa dell’Erode, le trombe e tutti gli ottoni intonano una marcia pomposa — qui, volendo esser originale, il compositore cade nello stile dei circhi. Ma non mancano molte belle parti nell’oratorio, vi sono degli effetti buoni, principalmente quando il compositore tratta il corale tedesco; senza contare che il Kolbe è ottimo contrappuntista e sa sempre serbare il colorito classico, non è lieve merito l’aver scritto un grande oratorio senza esser divenuto ignobile. La Cappella sinfonica imperiale (dell’opera nostra) eseguì nell’ultimo suo concerto un’opera curiosa, di cui molta gente ignorava quasi l’esistenza cioè: Le selle ultime parole del Salvatore sulla croce per orchestra e coro di Giuseppe Haydn. Haydn le scrisse per l’arcivescovo di Cadice, il quale volea riempir le pause delle riflessioni con musica stromentale e vocale. La musica non è gran cosa; le manca la freschezza, il colorito solito del babbo Haydn, ed è in massima parte musica d’occasione. L’espressione stretta nelle fredde tradizioni della chiesa spaglinola, e la forza nei luoghi drammatici diviene ridicola. Era un grandioso contrasto l’udir dopo la divina sinfonia {do min.) di Beethoven, questa confessione d’un vero genio, eseguita dalla Cappella imperiale con molto brio e colla solita franchezza. I due giovani artisti Raffaele Frontali ed Eugenio Pirani, ambedue allievi del Conservatorio di Bologna, diedero il 20 aprile un gran concerto con brillante successo nella sala della Singakademie davanti un uditorio molto distinto. Tutta la critica berlinese, con poche eccezioni, disse loro grazie infinite d’aver suonato in gran parte musica di classici tedeschi; e sia detto a lode degli artisti che seppero far una metamorfosi coi critici nostri temuti, i quali diedero un giudizio molto onorevole per l’arte e per i maestri d’Italia. Frontali, scolare di Verardi, è un violinista a cui poco manca per essere un virtuoso finito; la sua tecnica è elegante, possiede una purezza perfetta ed il suo arco è d’una leggierezza veramente artistica. Suonando l’andante ed il finale del concerto di Mendelssohn, nonché la Fantaisie-Caprice di Vieuxtemps, egli ebbe- applausi furiosi e parecchie chiamate che divise scrupolosamente col bravo compagno Pirani. Questi, scolare del Golinelli, è un pianista che congiugne tenerezza d’espressione con una intrepidezza maravigliosa nelle difficoltà pianistiche. Emerse nella fantasia Africana di Liszt, nonché nella ballata {fa min) di Chopin e nella Campanella di Paganini-Liszt. Particolar lode, e ben meritata, è dovuta al Frontali per la esecuzione della parte del violino nella sonata {sol mag.) di Beethoven ed alla signorina Smith da Ohio (America) che prese parte al concerto cantando l’aria Zeffretti lusinghieri di Mozart e parecchie canzonette di Schumann e Mendelssohn. Il Brody, basso àeXY Opéra di Parigi, diede un concerto nella sala dell’Hotel de Rome col concorso di molti artisti di merito, fra i quali anche il Frontali. Il concertista si mostrò bravo cantore dotato di voce stupenda; ebbe molto successo nell’aria di Raffaele nella Creazione, nel Monaco di Meyerbeer, ecc. In una critica d’un foglio molto insignificante, ma tanto più millantatore, parlando della famosa romanza in fa di Beethoven, nota fra noi sino dai bambini, eseguita benissimo dal Frontali, è scritto con sussiego: «ei piacque assai la sonata in sol maggiore di Beethoven.» Eccovi una piccola mostra di quei critici che parlano dei concerti e dei concertisti senza averli uditi. Domani la Mallinger ei lascierà e canterà per l’ultima volta l’Elsa nel Lohengrin; una serie infinita di sonetti piove nelle gazzette e non mancherà una pioggia di corone e di mazzi di fiori nella sera dell’addio. L’artista si recherà nel mese di maggio a Riga e canterà alcune volte nel teatro di Lipsia. Per riposo delle molte fatiche, avute in quest’inverno passato, ella visiterà durante i mesi d’estate la città di Schliersee in Baviera, e vi studierà parecchie parti nell’idioma italiano, avendone bisogno per la scrittura d’ottobre in Pietroburgo con Merelli. La prima prova sarà la Margherita nel Faust di Gounod, seguiranno poi l’Elsa. la Selica, la Leonora {Trovatore) e l’Adina {Elisir d’amore). — Nella prossima mia vi parlerò delle ultime rappresentazioni della compagnia dell’impresario Pollini, il quale ebbe dall’imperatrice uno spillo d’oro, con grosso brillante! y. y PARMA. TI successo dell* Aida si mantiene costantemente entusiastico. Ap plausi clamorosi a tutti i pezzi e concorso del pubblico veramente straordi nario. Le prime dodici rappresentazioni fruttarono all’impresa la bagattella di Lire 42,025. FIRENZE. La Fazione dell’8 corrente scrive: Il Barbiere di Siviglia, musica che non invecchia, e che è uno fra i tanti capilavori di Rossini, fu rappresentato ieri sera al teatro Principe Umberto e accolto con vero fanatismo da un numeroso uditorio. — • Al teatro Principe Umberto ebbe esito lietissimo la Marta. Emerse la signora De Baillou Marinoni, che fu applaudita vivamente in tutti i pezzi; bene il tenore Piazza e il baritono Adolfi.