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268 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO La Società per la musica classica da chiesa a Stuttgart celebrò il venticinquesimo anno della sua esistenza coll’esecuzione della messa in si bemolle minore di G. S. Bach. A Weimar si aprirà nel prossimo settembre una scuola d’orchestra, sotto la protezione del granduca e della granduchessa. Il direttore sarà un valente maestro di cappella e professore, il signor Miiller-Hartung. -fa L’editore Ricordi ha fatto acquisto dello spartito la Statua di Carne del maestro Eugenio Marchiò.

  • Abbiamo anche noi annunziato la rappresentazione in Turchia di un’opera

turca d’un turco. Ora apprendiamo che il turco era un falso turco, o meglio un italiano, il maestro della Viola, che avea meritato il titolo di Pascià. La figlia del celebre tenore Tamberlick si unirà in matrimonio col medico Galezwoski. E una specie di romanzetto che ha preparato queste nozze; la figlia di Tamberlick era cieca e nessun medico avea potuto darle speranza di guarigione; la scienza innamorata del giovine dottore tentò il miracolo. La giovinetta apri gli occhi e vide il suo sposo! ¥ Ci scrivono da Londra che un giovine maestro inglese che dà buone speranze, il signor Federico Cowen ha dato incarico al baritono Francesco Mottino di scrivergli un libretto per musica. Leggiamo nella Gazzetta di Parma: Al nostro egregio maestro professore cav. Giovanni Rossi, da’suoi concittadini di Borgo Sandonnino, venne, con assai gentile pensiero, offerta una medaglia d’oro del diametro di sei centimetri, opera del prof, meccanico cav. Domenico Bentelli, che sulPuna faccia porta lo stemma della città offerente e intorno la scritta: Municipio di Borgo Sandonnino; sull’altra la epigrafe: GIOVANNI ROSSI CHE LE PATRIE SCENE ILLUSTRAVA CON L’OPERA LA CONTESSA d’A L T E N B E R G nell’ottobre 1871. racchiusa questa entro una corona d’alloro e con le note del motivo dominante della sinfonia scolpite nello esergoT jf- La seguente notizia viene dall’America: un domatore di animali (?) di Nuova-York ha appreso a dieci mila rane a gracidare. Queste rane saranno trasportate a Boston colla maggior cura per onorare le feste del Giubileo. Si scaverà un canale attorno al Coliseo per alloggiarle, e appena fatte le prove, si darà un concerto monstre., 8 agosto. L’Ebrea al teatro Malibran — L’esecuzione — Spettacoli promessi. Il 3 corrente, al Malibran vi fu la prima recita dell’Ebrea e l’esito fu buono assai quantunque il capolavoro del maestro Halevy non sia molto opportuno per teatri popolari, laddove la messa in scena non può essere che limitata d’assai, visto il meschino prezzo del biglietto; quantunque codesto capolavoro abbia la sfortuna di possedere molte bellezze che saranno d’ordine scientifico quanto si voglia, ma non si manifestano che a fatica, e perciò passano spesso inosservate, pure il pubblico fece buon viso assai al lavoro del maestro parigino. Ora son quasi quattro anni che sulle nostre massime scene udivamo per la prima volta V Ebrea, benché fosse stata già rappresentata sino dal 1835 (I), e se l’esecuzione d’allora fu buona, quella attuale la vince di molto. Tre degli artisti d’oggi, vale a dire, il Villani, il Medini, il Corsi, li avevamo anche quattro anni or sono; ma anche la parte vocale, quantunque affidata agli stessi artisti, sembra migliore d’assai; in quanto poi all’orchestra, sarebbe impossibile fare un confronto. Finalmente i cori che in allora formavano, per rara precisione, una delle parti più importanti dello spettacolo, oggi raggiunsero tale una perfezione, che ben di rado è dato raggiungere. Gli è doloroso quanto importuno il fare dei confronti, ma talvolta è impossibile di non farli, quando si rifletta che lo (1) Perché a noi, in fatto di musica, le novità pervengono a piccola velocità.»Epperciò voi potete facilmente liberarvi dalla schiavitù in cui vi tiene il vergognoso egoismo di Velâzquez. Il Re Filippo IV vi ama; ricorrete a lui quando, entro due giorni, verrà a trovarvi, e dal suo amore avrete la protezione di cui abbisognate.»Non temete di Velâzquez; egli è ammogliato con una dama nobile e bella, che ama molto, e dalla quale ha una figlia». La lettera non aveva firma. — Dio mio, che caso è questo! mormorò Stella ritornando la lettera alla fiamminga. Questa non rispose; appoggiata sul vacuo della finestra, aveva il capo piegato sul petto. — Via, donna Anna, continuò Stella prendendo una delle sue mani; via, non vi abbattete così; giacché secondo questa lettera deve venire il Re a vedervi, palesate a lui la cattiva azione di Velâzquez ed egli vi proteggerà. — Accusare io Diego! esclamò Anna con una indescrivibile veemenza; io che lo amo con tutte le forze dell’anima mia! Io che darei la mia vita per poterlo vedere una sol volta!... — Come! L’amate! — Se lo amo! ripete la giovane; e innanzi al pensiero di tanto affetto parve scomparire il dolore in una estasi deliziosa, che istantaneamente manifestossi con un sorriso di gioia. Se lo amo! ripete incrociando le mani, e con un accento pieno di infinita dolcezza; l’amo tanto, che solo mi rincresce abbandonare la vita, perchè la morte mi priverebbe di vederlo. Non vedi, continuò con una forza che le colorì le guancie, non vedi come sono pallida, e quasi moribonda? Ebbene, ciò che distrugge la mia vita, ciò che mi uccide è questo amore che arde nel fondo del mio cuore senza che io stessa me ne accorga!... Quando Diego si separava dal mio fianco, la luce sfuggiva dai miei occhi e il mio petto rimaneva oppresso come se gli mancasse l’aria per respirare.... Quando dormivo, la sua imaginerai stava innanzi.... e non poche volte sognai di stare seduta sulle sue ginocchia... Quante volte, vedendolo addormentato, le mie lagrime caddero sulla sua fronte nell’imprimervi un bacio! Quante volte nello stringere la sua mano, sentii circolarmi per le vene un fuoco divoratore! Quante sentii serrarmi il cuore allora che s’allontanava da me, anche per brevi istanti!... — Ma... — Non sai cosa provavo allora.... prosegui Anna il cui ardore aumentava; soltanto posso assicurarti che quelle pene, le quali non comprendevo, struggevano la mia vita che avrebbe dovuto essere tanto beata; io amava assai Diego... Non era forse egli la prima persona che m’aveva amato nel mondo? Non fu la sua mano che mi trasse dall’abbandono in cui giacevo? Non fu egh che sino ad ora vegliò sulla mia sorte?... — È vero, disse Stella ansiosa di calmare la giovane; ma. come mi avete detto ier sera, vivevate sola e abbandonata.... e da quanto dice quella lettera, don Diego é ammogliato, e di più non vi ama. — Ah! esclamò Anna con un grido di dolore; è vero... è ammogliato... e non mi ama. La poveretta vacillò come il tenero arbusto ferito dall’accetta del legnaiuolo; chiuse gli occhi e cadde fra le braccia di Stella. In quell’istante si aprì una porticina coperta dalla tappezzeria, e apparve sul vestibolo di essa la cupa figura del conteduca. — Per pietà, signore! esclamò Stella che sosteneva la fanciulla immersa in uno svenimento mortale; per pietà! liberatemi dall’incarico di custodire questa sventurata! Non voglio, non posso vederla morire!... — Voi potrete e farete tutto quanto vi comando, Stella, rispose freddamente il favorito; giacché da ciò soltanto dipende il concedere la libertà al vostro amante. — Ma, Dio mio, soffre tanto!... — Difatti, non lo dubito, perchè appena a guardare questa fanciulla si capisce che c’è in essa più cuore che materia... via, coricatela e fatela tornare in sè. E il favorito aiutò la giovane a collocare sul letto il corpo inanimato di Anna, alle cui narici Stella applicò un boccettino di sali. — Decisamente, disse il conte-duca nell’uscire dalla sala, decisamente il Re deve vederla oggi, perchè domani essa potrebbe morire, e non so quale strano presentimento mi dice che la sua morte sarà il segnale della mia rovina. (Continua)