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a quel matrimonio prima di vedere l’originale. La zia le fece osservare che ciò non era nelle regole, ma Albertina fu inesorabile; solo promise alla principessa Elisabetta che non avrebbe esposto il principe ad un rifiuto, ma che nondimeno, prima di legarsi, voleva vederlo in persona. E Carlo Emanuele dovè derogare dall’uso e decise intraprendere quel viaggio.

Stavano a questo punto le cose, quando nel febbraio 1797 la principessa di Carignano morì; e quella morte, ed una susseguente malattia del fidanzato, procrastinarono il viaggio e il matrimonio.

Finalmente nel settembre dello stesso anno, egli partì per Dresda con un seguito conveniente al suo grado, e vi giunse il 30. Appena arrivato, mercè un cortesissimo invito della principessa Elisabetta, egli potè, nel quartiere di lei, fare una visita alla sposa, dalla quale visita i due giovani risultarono scambievolmente soddisfatti.

L’8 di ottobre, sempre nel quartiere della principessa Elisabetta, che concentrava in sé tutta la famiglia dell’orfana, ebbe luogo la scritta matrimoniale; poi, otto giorni più tardi, la zia partì con la fanciulla e col seguito per Augusta, ove si doveva benedire il matrimonio. Carlo Emanuele si trattenne ancora qualche giorno a Dresda, ed allora, così solo, fu ricevuto alla Corte, ove si diè un pranzo in suo onore e quindi raggiunse ad Augusta le signore.

Il 24 di ottobre essi furono colà sposati con molta solennità da S. A. Elettorale l’arcivescovo di Treves,