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bianca di savoia | 41 |
senza più oltre indugiare, a Pavia, contente tutte di andare ad abitare un palazzo di cui suonava già la fama in tutto il mondo.
L’aria salubre influì beneficamente sulla salute di Galeazzo II, che a Pavia stette subito meglio del suo male e più tranquillo, e presto potè andarsene alla caccia del falcone lungo i boschi che fiancheggiavano il Ticino, mattina e sera, tanto viva essendo la sua passione per quell’esercizio. Così tutto andava pel meglio, tanto più che i Pavesi, i quali in principio avevano accolta la famiglia ducale con trepidanza, non stettero molto ad apprezzare i vantaggi di quella residenza, e quindi, in grazia dell’angelica bontà della Duchessa, anche i benefizi, ed incominciarono ad amarla con quell’affetto vivissimo che le sopravvisse.
Quale fosse il tenore di vita che Bianca teneva in Pavia è facile immaginare, trattandosi di una principessa di animo tanto elevato e virtuoso, come la proclamò Giovanni Mussi nel Cronichon Placentinum, e cresciuta fra i nobili esempi pei quali sempre fu rinomata la sua Casa. Aveva soprattutto cura del bene dei poveri, e le era odioso ogni esorbitante balzello o tassa che li colpisse, e spesso ottenne dal marito di non aggravare questi o quelle; ed una volta, per sottrarre quei di Abbiategrasso, della qual terra il Duca le aveva fatto da tempo donazione, ad una legge dispotica di lui, con decreto datato dal Castello di Pavia, ordinò che fossero giudicati dal suo Vicario, essendone lei la signora. Di più, il suo colto ingegno potè