Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/108

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d’una signorina per bene 97



Il sole, al tramonto, si perdeva su la marina, in lontananza, in una nebbia di fuoco e l’aria spirava fresca e profumata dalle gaggie in fiore.

Lucia, ritta dinanzi al parapetto del terrazzo, rileggeva la lettera ricevuta poco prima da zia Marta. Era una lettera impressionante. Diceva del gran lusso introdotto nella villetta; diceva dello spreco pazzo di denari che gli sposi facevano nel loro viaggio.

«Il tuo povero papà ha perduto la testa — si sfogava la zia — spende e spande che neanche un Nabab. Il ragioniere capo della casa è impensierito; venne a confidarmi le sue ansie come a la persona più intima del padrone. A la fabbrica non so come procedano le cose. Ma mi hanno detto che furono licenziati parecchi operai, e limitati i lavori. L’ingegnere Del Pozzo sorveglia, lavora, non lascia la fabbrica che a notte fatta per rientrare il mattino prestissimo. Ma anche lui mi pare preoccupato; ed è un continuo spedire e ricevere telegrammi fra la casa e il tuo papà. Vorrei