Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/109

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d’una signorina per bene 99

sbagliarmi, ma fiuto nell’aria qualche tempesta. Sono venuta a sapere che la signora Rabbi era ingolfata nei debiti, e che lui, lo sposo, li dovette pagare prima di sposarla. È una sposa, è un amore che costano cari al povero uomo. Ma egli scrive biglietti smaglianti di felicità. La passione lo ricinge intorno d’una fascia di luce vivissima che lo abbaglia ed accieca.

Ma io mi chiedo: «Come andrà a finire tutto ciò?... Adesso sono a Parigi, e fanno vita larga; poi andranno a Londra, quindi a Berlino e in fine a Pietroburgo; dovunque, dove la bellezza della sposa possa essere ammirata, e invidiata la fortuna del marito. Ma per tirar via a menare una vita compagna, non bastano certo le rendite d’un industriale a pena due volte milionario. Io comincio a preoccuparmi della cosa, te lo confesso. E tu non ci pensi?... Tu, parte interessata, lascierai correre l’acqua senza frapporre un ritegno?...»

A questo punto della lettera, Lucia alzò le spalle. Che ritegno poteva mai frapporre lei?... Aveva ella diritto di fare osservazioni a suo padre?... Poteva forse intromettersi in cose tanto delicate, senza parere presuntuosa, ardita, magari spinta da sordide