Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/112

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d’una signorina per bene 101

muta che destava l’interesse degli oziosi, che dava luogo a supposizioni, a pettegolezzi d’ogni maniera.

Lucia ne era urtata, quasi offesa; sopra tutto inasprita. Le guastavano la solitudine, le rapivano la dolce quiete del suo angolo tranquillo. Perchè?... perchè?... non era dunque possibile vivere a proprio modo?... La libertà di passare i giorni nel soave silenzio seguendo abitudini care, non era dunque concessa a lei, figlia del facoltoso industriale, salutata e ammirata come ereditiera?...

«Che cosa conta essere ricchi, se con i denari non si può avere quanto si desidera? — sospirò, mettendosi a sedere nel salottino aperto su ’l terrazzo.

Le caddero gli occhi su la lettera della zia, posata sopra il tavolino.

«Sono io ancora ricca? — chiese a sè stessa, ricordando quanto la zia scriveva.

«Il signor Aldo Svarzi si arresterebbe a dondolarsi nel suo cutter davanti a la mia casuccia, se io più non fossi la ricchissima signorina Ferretti?...

Sorrise fra sè e sè guardando al di là della finestra aperta, al punto dove il cutter galleggiava.

Entrò Adele a dirle che era ora di desinare; la minestra era già in tavola.