Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/124

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d’una signorina per bene 113

Era cessata la piova. Le nuvole, battute dal vento, si staccavano, assumevano forme svariatamente capricciose, correvano innalzandosi di sopra l’acqua, si impicciolivano nella corsa, sfumavano a distanza. Il sole tornò a sfolgorare su la spiaggia deserta, su ’l mare che veniva a la riva con l’onda grossa e sbuffante e si scioglieva su la ghiaia fremendo in un lieto scrosciare di spuma.

Lucia uscì su ’l terrazzo; si dimenticò un istante nella contemplazione delle cose; le cose belle e sublimi, che staccano l’anima dalle miserie della terra per innalzarla su su al grandioso, a la potenza sovrana.

Fra lei e il grandioso e la potenza sovrana, non erano ostacoli di incresciosità, poichè la coscienza non le susurrava rimproveri, poichè nel suo passato non giacevano rammarichi. I disgusti, i dolori venivano dal di fuori; scrosci che acciaccano, non distruggono; o se abbattono e svellono, è per volere superiore; non è la morte prodotta da vile tarlo interno.

Apparve su ’l mare, a poca distanza dalla riva, un burchiello da pescatore.

«È il vecchio Baciccia! — osservò Lucia.