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d’una signorina per bene 115

Con voce fessa, il pescatore prese a cantarellare una nenia mentre vogava a fatica.

«Ha perduto il figlio, ha la moglie inferma, stenta la vita e canta! — pensò. — La sventura non gli ha offuscato in cuore la serenità dell’uomo onesto e pio.

Essere disgraziati è da tutti; non abbiosciarsi, saper sopportare con rassegnazione, pentirsi e riparare, è da pochi; è da buoni e forti! — susurrò.

Il pensiero le corse a Teresa, la sorella del povero Cecchino. La vide in convento, sorridente sotto la cuffia nera che le nascondeva i capelli d’oro, pietosa con gli infermi che avevano bisogno delle sue cure, lieta nell’idea di Dio.

C’era un gran silenzio intorno. L’aria calda e chiara pesava su ’l terrazzo e su le piante sgocciolanti del giardinetto. Il mare non mandava alito. Dopo la breve collera, quasi lotta momentanea fra esso e il cielo, ora tremolava nella sua vampa azzurra.

Suonavano le ore al campanile della parrocchia. Quello squillo argentino riportò ad un tratto la fanciulla al tempo della sua infanzia, quando