Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/145

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d’una signorina per bene 135

C’era una nevicata su la costa della montagna con una capannuccia quasi sepolta nella neve e due fanciulli a poca distanza, che le ricordava tutta una storia di miseria, di sventura, di eroismo; storia di poveri montanari sopraffatti da valanghe, lottanti con frane e gelo. C’era una nave nel mare burrascoso con passeggieri e marinai in atteggiamenti disperati, che le risvegliavano in cuore l’antica pietà per i naufraghi immaginari; c’erano antri con bestie favolose, villaggi abbattuti da terremoto, graziosi angoli verdi con gente tranquillamente raccolta. Poveri sgorbi che per lei si animavano interessandole il sentimento e la fantasia. Era stata la mamma, che durante i lunghi giorni di piova o le brevi malattie della sua infanzia, l’aveva le tante e tante volte intrattenuta illustrando con semplici racconti e descrizioni le figure della vecchia tappezzeria. Il ricordo dell’affetto materno, caldo, previdente, ingegnoso, le faceva sentire più amaro il suo presente di fanciulla quasi abbandonata a sè stessa. Si commosse nella pietà di sè, fu presa d’inquietitudine, sentì che non poteva dormire, sgusciò dal letto e si fece a la finestra così com’era, avvolta nella lunga camicia da notte.