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d’una signorina per bene | 139 |
«Se io morissi — pensava qualche volta la fanciulla — il poco che possiedo passerebbe a papà, e verrebbe, forse a stabilirsi qui con la moglie.
Si figurò la signora Rabbi nella modesta casetta e un senso amaro le sconvolse il cuore,
«Sarebbe spostata come una regina in un capanno! — disse: — Lo spirito della povera mamma, ne soffrirebbe. Se quella donna entrasse qui, i ricordi ne sarebbero offesi e si involerebbero. Ma... papà non avrebbe forse bisogno di lavorare a la dipendenza degli altri!
Poco a poco, il pensiero della sua agiatezza, per quanto modestissima, la turbò come una colpa, le riuscì incresciosa come un rimorso.
Si esagerò la condizione del padre, il suo avvilimento da persona usa a comandare, ora dipendente; misurò con il proprio sentimento il suo dolore d’uomo ruinato; ne rimase accasciata. «Se morissi — si trovò ancora a pensare — quel poco che possiedo passerebbe a lui e potrebbe vivere, se non altro, indipendente!
«Si duole di morire chi è circondato da affezioni! — continuò fra di sè. — Quando si è soli