Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/160

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d’una signorina per bene 149

Suor Teresa tolse il rosario dalla cintola e prese a snocciolarlo, stando seduta al capezzale dell’inferma.

Pregava movendo a pena le labbra che mormoravano i Pater noster e le Ave Marie; mentre il cuore in lagrime, invocava Dio, la Madonna, i Santi tutti per il miglioramento, per la guarigione della malata.

Era la preghiera della riconoscenza schietta e affettuosa.

A una terribile raffica che scosse i vetri delle finestre e fece tremolare la fiammella della lucerna, Lucia si mosse e le uscì un lieve gemito dalle labbra semiaperte.

La suora si alzò, le fu subito vicina e le prese una mano, che, bruciava; poi cercò di addattarle su ’l capo la vescica di ghiaccio. Ma la malata la respinse; con atto repentino, si tirò a sedere su ’l letto, e ad occhi sbarrati, stendendo le braccia quasi a difesa, mormorò con voce alterata: «Via! via! via!... Ah vigliacco!... ah come l’odio!

Bortolo, svegliato di soprassalto, accorse al fianco, del letto; Adele fu lì in un salto.

«Via! via! via! — continuava l’inferma, agitandosi, con gli occhi smarriti nel vuoto.