Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/161

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d’una signorina per bene 151

A stento, la suora e Adele riuscirono a riadagiarla, a farle posare il capo su i guanciali sovrapposti.

Si calmò, rinchiuse gli occhi. Ma dopo un momento di silenzio, tornò a parlare, a frasi tronche, con voce gemebonda, come un lamento.

«Mi disprezza!... mi crede volgare!...

Parve esaurita; respirava con affanno; pareva assopita.

Una nuova ventata impetuosa la scosse ancora.

«Come sono severi quegli occhi chiari!... come sono pieni di rimprovero! — susurrava in un soffio.

Si portò lentamente la mano destra alle labbra.

«Gli ho steso la mano e l’ha toccata a pena!... non l’ha stretta!.. povera mano!

La baciò e la lasciò andare inerte.

Passò la notte nell’assopimento, rotto da delirio.

Una volta invocò il suo papà; un’altra volta chiamò Lena. Si agitò ancora cercando di tener lontano qualcuno e ripetendo la parola «vigliacco!» Ma l’idea fissa era quella degli occhi chiari, severi e pieni di rimprovero.

«Mi disprezza! — sospirava ogni tanto.