Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/166

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d’una signorina per bene 155

Era una voce sommessa e piangente che la chiamava.

«Lucia! cara, povera fanciulla!

Chi le diceva cara?... chi la chiamava povera fanciulla?

Era la mamma? erano gli angeli in coro?

Che dolcezza in quella voce, che soavità in quel nome!

«Lucia! Lucia!

Una mano fresca e leggiera le si era posata su la fronte. Come le faceva bene il contatto di quella mano!

Ad un tratto, la musica cessò. Scoppiarono gli applausi dai vaporetti, dalle barche, dalla spiaggia; un battere di mani fragoroso, un gridar «bravi» a tutto spiano.

La malata si rabbruscò in volto, stendendo le braccia a la cara visione che le sfuggiva e che avrebbe voluto trattenere.

«No! No! — supplicò in un susurro.

E dopo un istante di abbattimento, tornò al delirio doloroso.

«Via! Via!... vigliacco!

Si agitava facendo l’atto di disvincolarsi, di fuggire.