Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/167

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d’una signorina per bene 157

Un braccio le passò delicatamente dietro il capo che si abbandonò sopra un petto palpitante. Parve tranquillarsi in quella posizione. Mormorò in un soffio: «Come sono severi quagli occhi chiari!.. come sono pieni di rimprovero!... Mi disprezza e io lo amo! lo amo!

«Lucia!

Era tanto strazio, tanta passione in questo grido dell’anima, che la malata aperse lentamente le palpebre e guardò.

Gli occhi chiari, aperti, spauriti, gonfi di lagrime, la fissavano con tenerezza, con passione; più non erano severi, più non esprimevano rimprovero.

La fanciulla sorrise, come in sogno, non staccando lo sguardo da quegli occhi, che la supplicavano di riposare, di dormire, imponendole una volontà che veniva dall’amore.

E cadde nel sonno; un sonno calmo e riparatore, che permise al prete di ritirarsi rassicurato, che fece strabiliare il vecchio medico.

I vaporetti, le barche, raccolte per la serenata, tornando a riva passarono dinanzi a la casetta dello scoglio.