Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/173

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d’una signorina per bene 163

sguardo si posava con compiacenza e tenerezza, su gli oggetti famigliari raccolti nella camera; accarezzava il cane con atto monotono e lento, risentiva inconsciamente il piacere di tornare a la vita, a la giovinezza.

Non pensava che aveva desiderato di morire. L’avvilimento e le pene sofferte le giacevano in petto illanguiditi; come se sopra vi fossero passati parecchi anni.

Un raggio di sole sfuggente da una stecca della gelosia, che segnò un striscia d’oro scintillante di polviscolo nel mezzo della camera, la fece sussultare ricordandole la bella luce aperta su la campagna verdeggiante, su ’l mare immenso.

Il medico si era messo a sedere nella poltrona e la guardava con compiacenza, senza parlare.

Come era buono il vecchio medico!... Come erano buone suor Teresa e Adele!... E Bortolo?.. E Wise, il fedele Wise che era venuto a trovarla?

«C’è della gente buona! — pensava — Ce n’è molta di gente buona!

La fiducia serena le scendeva in cuore, riscaldandolo con la simpatia per le persone.

Ricordò il suo papà, zia Marta, i molti amici del tempo felice.