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d’una signorina per bene 25

Salutò; passò subito nel salottino attiguo, si mise al piano sfogliando un album di musica classica.

Suonava sotto voce, interpretando la musica secondo la disposizione d’animo del momento, cercando e trovando una muta simpatia fra sè stessa e il suono.

Finì per dare un’espressione melanconica, a un pensiero brioso; e l’originalità della cosa, le diede impressioni strane; come d’un fiore divelto prima della fioritura; come d’un insetto alato morente nell’acqua in piena gioia di sole; come di gorgheggio d’uccello violentemente troncato da sparo crudele.

«Lucia!.. ci appresti il thè? — chiese la zia ad un tratto.

Lucia lasciò il piano, chiuse l’album, ritornò in salotto.

Apprestò il thè al piccolo tavolo; offerse chicche, biscotti, liquori, crema, vini; recò le tazze fumanti e profumate alle tre signore; stette a vederle sorbire la delicata bevanda, gustare le leccornie; e invidiò loro il volgare piacere.

«Poter godere delle piccole, sciocche cose! —