Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/58

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d’una signorina per bene 47

sare quello che si dice, di credere a quanto si ascolta.

Io, nel mio vestito parigino di un color rosa pallido, la scollatura quadrata, un dito di manica, una vera meraviglia di semplicità e di eleganza, sembravo un vero e stupido figurino della moda.

Arrossii vedendomi riflessa nella specchiera prima di scendere in salotto.

Quasi non mi riconoscevo in quella giovine donna dai capelli scuri e la carnagione bianca, così elegante nell’artistica semplicità!

Mi pareva d’essermi mascherata; non ritrovava più me stessa; e un vago senso di malcontento mi scendeva nell’anima. Fui sgarbata con Adele, che mi girava intorno ammirata.

Bisogna però dire che Adele avesse qualche ragione di ammirarmi.

In salotto tutti mi guardavano; feci furore; come dice zia Marta.

Furore o no, a dirti il vero, io mi sono divertita pochino; e tutte le volte che potevo senza dare nell’occhio, guizzare dai salotti in giardino, lo facevo volentieri, per gustare un momento di solitudine, per ritrovarmi con me stessa.

Oh! gran sfortuna, mia cara, avere l’anima