Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/62

Da Wikisource.

d’una signorina per bene 51

nuata dalla distanza. Il giardino rischiarato dalle lampadine elettriche, pareva avvolto nel chiarore dalla luna. Ero lì da alcuni minuti, quando udii un bisbiglio, un brusìo sommosso, al di là del cancello. Mi alzai incuriosita.

Con la faccia appiccicata al cancello, erano al di là del giardino, parecchie persone, che guardavano dentro ammirate e si bisbigliavano le loro meraviglie. Povera gente, che si faceva un godimento del piacere, del lusso degli altri!...

Risentii l’impressione che ho sempre provata vedendo alle vetrate dei caffè, i fanciulli poveri guardare dentro i fortunati, seduti davanti ai tavolini imbanditi, rimpinzarsi di leccornie.

Mi vergognai del mio vestito elegante e costoso, del lusso sfacciato della casa, quella sera aperta a la curiosità di tutti.

Volli rientrare.

A pochi passi da me, con il dorso poggiato al tronco d’una pianta, il signor Del Pozzo, con le braccia incrociate sul petto, guardava al di là dell’inferriata. Al fruscio de’ miei passi su la sabbia, si rivolse, mi salutò con un leggero cenno del capo e restò là senza muoversi. Forse risen-