Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/72

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d’una signorina per bene 61

«Non potrei lasciare la casa di mio padre per la ragione ch’egli facesse ciò che è in suo diritto di fare! — rispose un po’ seccamente la fanciulla.

Ma soggiunse tosto, riaddolcendo l’accento: «In ogni modo, ti ringrazio zia, d’avermi aperti gli occhi. Mi abituerò poco a poco a l’idea di non avere più il babbo unicamente per me e di vivere con una matrigna.

L’idea della matrigna, rievocò nel suo cuore l’immagine della mamma che vi stava scolpita; si sentì bollire dentro la commozione e per non farsi vedere a piangere, uscì per riparare nella solitudine e nella libertà della sua camera.

Wise, cui la signora Marta, proibiva di entrare in salotto, da l’anticamera, ove era accucciato, seguì la padroncina, e come la vide buttarsi su ’l piccolo divano e quivi dare nello schianto, con un guaito espressivo, sedette su le zampe di dietro e le pose in grembo il bel testone fissandola con gli occhi mesti.

Oh l’amico delle ore di sconforto!... l’unico amico ormai, poichè Lena più non era lì.

Lo accarezzò dicendogli in un bisbiglio, fra il docciare dei lagrimoni, l’amarezza, la pena della