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d’una signorina per bene 75

pendente dal tettuccio della scala, illuminò, subito dopo le figure allampanate delle sorelle Zolli, la persona di Aldo Svarzi.

«Cosa viene a far qui così spesso da un poco in qua, quel biondone scipito? — si trovò a chiedersi Lucia, con un aggrottamento delle ciglia che traduceva l’apparire d’un dubbio fastidioso, in sè stessa.

Ma al senso fastidioso, rispose con indifferenza. Venisse! che cosa importava a lei?

Dal salotto, aperto a l’aria tepida di primavera, venivano le voci sommesse della zia, delle signore Zolli e del signor Svarzi; voci monotone, senza intonazione, senza varietà d’accento, da gente che parla per dire; che non dice per esprimere sentimenti e pensieri.

Entrò anche lei, chiamata dalla convenienza. Come di solito, fu accolta dal signor Aldo con atto e sorriso di piacere. Ella stese la mano che fu tosto serrata con effusione e s’inchinò davanti alle sorelle Zolli.

Prima che avesse il tempo di mettersi a sedere, la zia la pregò che facesse un po’ di musica.

Lucia si arrese tosto all’invito. La musica