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Pagina:Georgiche.djvu/160

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Cirene, il figlio tuo, l’unico e dolce
Tuo pensiero, Aristéo mesto e piangente
545Sta qui sul lido, e te chiamando a nome
Te madre sua di crudeltade accusa.

     A questo annuncio da novel timore
Scossa la madre: oh il figlio! disse, ah presto
Guidalo a noi: lecito è a lui le soglie
550Toccar de i numi, e in così dire al fiume
Di ritirarsi comandò, lasciando
Libero il calle: ubbidïente al cenno
L’onda s’aperse, e in doppio argine e curvo
Divisa intorno a lui nel vasto seno
555L’accolse illeso, e die’ passaggio a l’antro.

     Se ne giva Aristéo gli umidi regni,
E le materne case, e in quelle grotte
I chiusi laghi, ed i sonanti boschi
Muto ammirando, e attonito a l’immenso
560Fragor de le acque i sotterranei fiumi
Qua e là scorrenti contemplar godea;
Il Fasi, e il Lico, e la sorgente prima,
Ond’alto sbocca il tessalo Enipéo,
E il padre Tebro, e l’Anïene ondoso,
565E il misio Caìco, e fra gli scogli
L’Ipani infranto, e di dorate corna