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Pagina:Georgiche.djvu/161

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Il tauriforme Eridano, di cui
Non altro fiume per fecondi campi
Più gonfio corre, e impetüoso al mare.

     570Ma poichè al fine a la pumicea grotta
Giunse, e del pianto giovanile intese
Cirene la cagione, acqua a le mani
Versangli a gara le compagne ninfe,
E mondi lini apprestangli: di cibi
575S’empion le mense, e colmansi le tazze,
E già d’arabi odor fumano l’are.
Cirene allor rivolta al figlio: or questo
Di mëonio liquor nappo ripieno
Prendi, gli disse, e a l’Ocëáno liba.
580Indi ella stessa, e l’Ocëán che padre
E’ de le cose, e le sorelle ninfe,
Quante a i boschi presiedono, ed a i fiumi,
Chiamò pregando, e su gli accesi fochi
Versò tre volte il vin, tre volte in alto
585Stridula ascese, e sfolgorò la fiamma.
Con questo augurio confortando il figlio
Così prese a parlar. Abita in seno
Del mar Carpazio l’indovin famoso
Ceruleo Proteo che aggiogando al carro
590Marini pesci e bipedi cavalli
Tutto d’intorno l’Ocëán trascorre.