Con nove giri circondando affrena.
Stupir lo stesso Tartaro, e le oscure 720Case di morte, e implacidiro i serpi
De le Furie sul crin, tacquero aperte
Le tre gole di Cerbero, e fermossi
L’aura, che aggira d’Issîon la ruota.
E già tornava, superato e vinto 725Ogni periglio, per le cieche vie
Orfeo di nuovo a rivedere il giorno,
E la renduta Euridice non vista
Dietro, e cheta il seguia, chè questa legge
Proserpina intimò, quando improvvisa 730Insana voglia trasportò, sedusse
L’incauto amante, ahi! di perdon ben degno,
Se ignoto a l’ombre il perdonar non fosse.
Ei colà giunto, ove la dubbia luce
Già cominciava a penetrar del giorno, 735Da l’amor vinto e dal desio fermossi,
E del divieto immemore si volse
La sposa a riguardar. Tutto in quel punto
De l’opra il frutto egli perdè; di Pluto
Fur sciolti i patti, e un triplice fragore 740Dal conscio Averno rimbombar s’intese.
Ed ella allora: ahi! chi me, disse, Orfeo
E te perde ad un tempo? Onde mai tanto