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Pagina:Georgiche.djvu/168

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Sconsigliato furor? Ecco di nuovo
Me chiama il Fato, e le natanti luci
745Aggrava, e chiude in un ferreo sonno. Addio
Per sempre omai; già in tenebrosa notte
Sento rapirmi, e languide e cadenti
Stendo a te in vano, ahi! non più tua, le braccia.
Disse e repente agli occhi suoi, qual fumo
750Disperso in aria, dileguossi, e lui
Che disperato brancolando intorno
L’ombre stringea, chiamandola per nome,
Non vide più, nè su l’opposta riva
Caronte a lui di ripassar permise.
755Or che far più? Dove n’andrà, perduta
Già due volte la sposa? E con qual pianto
Placar l’ombre di nuovo, o con quai prieghi
I numi impietosir? Fredd’ombra e nuda
Ella di Stige su la nera barca
760Varcava già l’irremëabil’onda.

     Fama è di lui, che sette interi mesi
Sotto gelida rupe entro uno speco
De lo strimone in riva i suoi dolenti
Casi piangesse, intorno a se traendo
765E querce, e tigri impietosite al canto.
Tal Filomena tra populee frondi
Duolsi, piangendo gl’involati parti