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Capir dentro non può, più dense glebe
Ivi t’aspetta che tenaci e crasse
Gemer faran sotto l’aratro i buoi.

     La salsa poi, o così detta amara,
370Che per arar non domasi, e del pari
A l’uva nuoce ed a le biade, e nome
Cangia a i frutti e sapor, ecco in qual guisa
Conoscere potrai. Stacca da i tetti
Affumicati le pendenti gabbie,
375Di ben connessi vimini intrecciate,
Con cui colasi il vin; queste del tristo
Terren riempi e d’onda pura, e tosto,
Se dentro il calchi distillar vedrai
Giù l’acqua, lungo i vimini scorrendo
380A grosse gocce che assaggiate indizio
Certo daran, di sali a te pungendo
La lingua e d’amarissimo sapore.

     Magro il terren che maneggiato in polve
Si stritola disciolto, e grasso invece
385Quello sarà che infra le dita a guisa
Di lenta pece si ammollisce e attacca.
L’umida terra rigogliose e folte
Erbe alimenta, e vigorosa appare
Oltre il dovere: ah! il suo soverchio lusso