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Pagina:Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu/255

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CAPITOLO XXVII

Disordine anarchico.

Non era cessata sull’area massima l’agitazione suscitata dalla Michel, quando una volante di alto cielo seguita da un centinaio di gondolette venne ad attraversare gli spazii sovrastanti all’agro. Un fragore come di tuono rimbombò nell’aria. Tutti gli occhi si levarono al cielo, tutte le braccia si distesero. Il rombo delle mitragliatrici pacifiche annunziava una scarica di telegrammi. Chi poteva dubitarne? Quei cartoncini pioventi dalle regioni eteree erano altrettanti elenchi di nomi, e quei nomi rappresentavano il risultato delle ultime elezioni. Il silenzio e l’immobilità regnavano nell’agro. Tutti leggevano con ansia, avidamente, come si trattasse per ognuno di un proprio, individuale interesse.

I duecentosessantacinque Comuni dell’Unione si erano pronunziati. Il partito degli spiritualisti aveva subito uno scacco completo; i naturalisti avevano guadagnato sessanta voti; duecento cinque eletti rappresentavano la schiacciante prevalenza del partito equilibrista.

I primi commenti della folla furono un mormorio di approvazione. I coscritti dell’agro tripudiavano.

In ogni tempo i giovani si lasciarono inconsideratamente trascinare dalle utopie esagerate.