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Nasce nei luoghi incolti, specialmente sulla terra impinguata con concime cavallino, nei campi, prati, pascoli, al margine dei boschi, sui campigoli delle malghe in montagna ecc. per lo più gregario, dall’estate all’autunno.

È fungo di buonissimo gusto e di facile digestione. Per le sue ottime qualità divenne d’uso generale nell’economia domestica, anzi si può dire l’unico fungo che già da tempo immemorabile sia coltivato alla guisa degli altri vegetali. La coltura del Prataiuolo è molto diffusa nell’Inghilterra, Germania, Francia, Belgio ecc. Dei tratti abbastanza grandi di terreno vengono a questo scopo impiegati, specialmente nel Belgio, dove costituisce per alcuni giardinieri un ramo quasi principale di commercio, giacchè disseccato si vende a carissimo prezzo sotto il nome di Champignon, e costituisce uno dei condimenti più ricercati. Tale coltura si può fare anche iu piccolo, per le singole famiglie, tanto nella stagione calda all’aria aperta, come nella fredda, nelle serre, cantine ecc. con fungaie di poca spesa dietro il seguente metodo.

Si preparano delle cassette di legno, lunghe da 1 ½ a 2 metri e profonde 1 metro circa, si riempiono di concime cavallino vecchio, ma che non abbia ancora finita la fermentazione, mescolato con paglia tagliuzzata, e si lascia riposare per una quindicina di giorni, affinchè la paglia putrefacendosi si unisca al concime e si sodi.

Allora vi si pone sopra uno strato di terra grassa di lettiera dello spessore dai 2 ai 3 centimetri e vi si sotterra il micelio che costituisce le radici del Prataiuolo. Preparata così la fungaia si deve frequentemente irrorare con acqua in cui vi sia sciolto un po’ di salnitro. Affinchè l’umidità si conservi meglio e agevoli la propagazione del micelio nella lettiera, è bene tenere coperte le casse per alcuni giorni. Se poi vi si sviluppano altri funghi, questi si devono tosto estirpare. Quando s’incomincia la raccolta del Prataiuolo non si devono sradicare i funghi ma toglierli a uno a uno, non tagliando il gambo alla base, ma contorcendolo su se stesso di modo che si stacchi tutto intiero dal micelio senza asportarne di questo alcuna parte, altrimenti la fungaia verrebbe parzialmente distrutta e resa meno produttiva. Il metodo poi in uso da prima di tagliare il gambo alla base, per evitare l’inconveniente di estirpare parte del micelio, fu comprovato dannoso perchè il pezzetto di gambo che rimane sulla fungaia si marcisce e comu-