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Pagina:Giambelli - Il ragionamento della dotta ignoranza, 1591.djvu/17

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Ignoranza. 13

letto, et al senso. Et l’Ignoranza non elegge per suo soggiorno altro soggetto, che l’anima ragionevole creatura, dignissima. Forse possiamo noi affermare, che i bruti sieno ignoranti? [I bruti non possono esser chiamati ignoranti.] egli e chiaro, che essi non possono esser savi; e chi non può diventar savio,non possi ragionevolmente chiamar ignorante. dunque l’ignoranza e propria dell’huomo, il qual’è atto a vestirsi la bella veste della scienza. [Dignità grande dell'huomo.] Ma chi non s‘accorge l’huomo esser cosa bellisima, e nobilissima, della cui nobiltà tutti i Filosofi sottilmente n’han ragionato? [Aristotile.] Aristotile principe de’ Peripatetici, non senza ragione, lasciò scritto, che l’huomo è fine in un certo modo di tutte le creature, perch’egli scorgeva tutte le cose servire all’huomo, quasi che per l’huomo sieno state prodotte; la terra lo sostenta, l’acqua lo lava l’aere lo refrigera, il fuoco lo scalda, i Cieli l’illuminano, gli animali lo nudriscono. [Perche Aristotile dicesse l’huomo esser fine in un certo modo delle creature Hermete Tremegisto.] Et non vuole quel gran Filosofo chiamar semplicemente l’huomo fine delle creature percioche solo Iddio assolutamente, e senza aggiunto è fine dell’huomo, e di qualunque cosa creata. Hermete Tremegisto tre volte mas-


simo,