Pagina:Gianni di Parigi.djvu/34

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32 ATTO

Come gli innamorati... in confidenza.
Siete voi forse in caso somigliante?

Gia.

205Ah! pur troppo, madama, io sono amante.

Pri.

Domandarvi io non vo’ se degno sia
Del vostro amore l’adorato oggetto.

Gia.

Nulla di più perfetto
La natura formò: quanto di bello
210Sparso si vede in mille è tutto accolto
Nella donna che impressa ho nel pensiero.

Pri.

Oh! ferito d’amor siete davvero.
Ma quel vantar cotanto
La vostra bella ad altra donna in faccia,
215E specialmente a rne, parmi che sia
Poca galanteria... Ma parliam d’altro.
Voi siete tanto scaltro, e per le feste
Tanto talento avete,
Che impiegarlo per me quasi desio.

Gia.

220Disponete di me: che far degg’io?

Pri.

Noto vi fia che per far paghi i voti
Di mio fratello, mi trovai costretta
A scegliere uno sposo.

Gia.

                                    (Addio speranza!)

Pri.

In questa circostanza
225Le più brillanti feste si faranno...
Di volerle dirigere vi prego.

Gia.

Veramente onorifico è l’impiego!
Ma... mi è permesso, Altezza,
Domandarvi chi sia di vostra scelta
230Il fortunato oggetto?

Pri.

Nulla di più perfetto
La natura formò: quanto di bello
Sparso si vede in mille è tutto accolto
Nel principe che impresso ho nel pensiero.

Gia.

(Misero me!)

Pri.

            (Si turba.)

Gia.

                     235(E che più spero?)