Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano I.djvu/216

Da Wikisource.

dell'impero romano cap. v. 179

giuramento, e loro permetteva di provvedere alla propria salvezza con abbandonare a tempo un partito infelice. Poco premea alle province sotto nome di chi fossero oppresse o governate. Tratto dall’impulso del potere presente, appena questo cedeva ad una forza superiore, si affrettavano ad implorare la clemenza del vincitore, il quale per soddisfare al suo immenso debito, sacrificava le province più colpevoli all’avarizia de’ suoi soldati. Nella vasta estensione dell’Impero romano v’erano poche città fortificate, che dar potessero asilo ad un’armata sconfitta; nè v’era persona, famiglia, o ordine d’uomini, che col solo suo credito, non sostenuto dal potere del Governo, fosse capace di ristabilire la causa di un moribondo partito1.

Nella guerra, per altro, tra Negro e Severo, una sola città merita distinzione onorevole. Bisanzio, uno dei passaggi più importanti dall’Europa nell’Asia, era stato munito con forte guarnigione; e una flotta di cinquecento vascelli vi si ricettava nel porto2. L’impetuosità di Severo rendè vano questo prudente apparato di difesa; lasciati i suoi Generali all’assedio di Bisanzio, egli forzò il men difeso passo dell’Ellesponto, ed impaziente di combattere un nemico men forte, si affrettò ad incontrare il rivale. Bisanzio, assalito da una numerosa e crescente armata, e poscia da tutte le forze navali dell’Impero, sostenne un assedio di tre anni, e si mantenne fedele al nome ed

  1. Montesquieu. Consider. sulla grandezza e decadenza dei Romani cap. XII.
  2. Molti di questi, come si può supporre, erano piccoli vascelli scoperti; alcuni per altro erano galere a due, e poche altre a tre ordini di remi.