Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano I.djvu/344

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dell'impero romano cap. viii. 307

[A. D. 165] Sotto il regno di Marco Aurelio, i Generali romani penetrarono sino a Ctesifonte e Seleucia. Furono essi ricevuti come amici da quella greca colonia, ma attaccarono come nemici la sede dei Parti; l’una e l’altra città ricevè il medesimo trattamento. Il saccheggio e l’incendio di Seleucia, con la strage di trecentomila abitanti, oscurarono la gloria del trionfo romano1.

[198] Seleucia, già indebolita per la vicinanza di un rivale troppo potente dovè succumbere senza riparo al colpo fatale; ma Ctesifonte, quasi dopo trentatre anni, avea ricuperate forze bastanti per sostenere un ostinato assedio contro l’Imperatore Severo. La città per altro fu presa d’assalto; il Re che la difendeva in persona si diede precipitosamente alla fuga; e centomila prigioni con un ricco bottino ricompensarono le fatiche dei soldati romani2. Nonostante questi disastri Ctesifonte succede a Babilonia ed a Seleucia, come una delle grandi Capitali dell’Oriente. Nell’estate il Monarca persiano godeva a Ecbatana il fresco vento dei monti della Media; e passava l’inverno nel più dolce clima di Ctesifonte.

    gi tom. X) che seguitò il campo di Aurengzebe da Dehli a Cashmir, descrive con grande esattezza l’immensa ambulante città. La guardia della cavalleria era di trentacinquemila uomini; quella dell’infanteria di centomila. Fu calcolato che il campo conteneva centocinquantamila tra cavalli, muli ed elefanti; cinquantamila buoi e da trecento a quattrocentomila persone. Quasi tutto Dehli seguitava la Corte, la cui magnificenza ne manteneva l’industria.

  1. Dione l. LXXI p. 1178. Stor. Aug. p. 38. Eutrop. VIII 10 Euseb. in Chronic. Quadrato (citato nella Stor. Aug.) tentò di vendicare i Romani, allegando, che i cittadini di Seleucia avevano i primi violata la fede loro.
  2. Dione l. LXXV. p. 1263. Erodian. l. III p. 120. Stor. Aug. P. 70.