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del trono, col mezzo, è vero, della guerra civile, ma con un grado d’innocenza, rara in quel secolo di rivoluzioni; perocchè egli non doveva nè gratitudine nè fedeltà al suo predecessore, che balzato aveva dal soglio.

Era Valeriano nell’età di quasi sessant’anni1 quando gli fu conferita la porpora, non dal capriccio del popolo, o dai clamori dell’esercito, ma dall’unanime voce del Mondo romano. Nella sua elevazione per gradi agli onori dello Stato egli aveva meritato il favore dei Principi virtuosi, e si era dichiarato nemico dei tiranni2. La nobile sua nascita, i suoi dolci ed irreprensibili costumi, il suo sapere, la prudenza e l’esperienza sua erano venerate dal Senato e dal Popolo; e se il Genere Umano (secondo l’osservazione di un antico Scrittore) avuto avesse la libertà di scegliersi un padrone, sarebbe sicuramente in Valeriano caduta la scelta3. Forse non era il merito di questo Imperatore adeguato alla sua riputazione; forse i suoi talenti erano indeboliti e raffreddati dalla vecchiezza, o almeno tal era il suo spirito. [A. D. 253] La conoscenza del suo declinare lo trasse a dividere il trono con un più giovine e più attivo collega4: le necessità del tempo chie-

  1. Avea quasi sessant’anni quando salì sul trono, o, come è più probabile, quando morì. Stor. Aug. p. 173. Tillemont Stor. degl’Imperat. tom. III p. 893, not. 1.
  2. Inimicus tyrannorum. Stor. Aug. p. 173. Nella gloriosa guerra del Senato contro Massimino Valeriano, si condusse con molto valore. Stor. Aug. p. 156.
  3. Secondo la distinzione di Vittore, sembra ch’egli avesse ricevuto il titolo d’Imperator dall’armata e quello di Augustus dal Senato.
  4. Da Vittore e dalle medaglie, Tillemont (tom. III p. 710) molto giustamente inferisce, che fosse Gallieno associato all’Impero verso il mese di Agosto dell’anno 253.