Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano I.djvu/437

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potesse giustamente supporre che sia bizzarro pensiero di un recente sofista. Dicesi che nel sacco di Atene i Goti aveano ammassate tutte le librerie, ed erano sul punto d’incendiare questa funerea mole della greca letteratura, se uno dei loro Capi, più raffinato politico, non gli avesse dissuasi da quel disegno, per la sottil riflessione, che fin che i Greci fossero addetti allo studio dei libri, non mai si applicherebbero all’esercizio delle armi1. Il sagace consigliere (se pur vero è il fatto) ragionava qual Barbaro ignorante. Tra le più culte e potenti nazioni il genio in ogni genere si è sviluppato intorno la stessa epoca; ed il secolo della scienza è generalmente stato il secolo del valore e della militare fortuna.

IV. I nuovi Sovrani della Persia, Artaserse ed il suo figliuolo Sapore, aveano trionfato, come abbiamo già detto, della famiglia di Arsace. Dei tanti Principi di quell’antica stirpe, il solo Cosroe, Re di Armenia, avea conservato e la vita e l’indipendenza. Ei si difese con la natural forza del suo paese, col perpetuo concorso dei fuggitivi e dei malcontenti, con l’alleanza dei Romani, e sopra tutto col suo proprio coraggio. Invincibile nelle armi, in una guerra di trent’anni, egli fu in ultimo assassinato dagli emissarj di Sapore Re di Persia. I patriotici Satrapi dell’Armenia, che sostenevano la libertà e lo splendore del trono, implorarono la protezione di Roma in favore di Tiridate legittimo erede. Ma il figliuolo di Cosroe era un ragazzo; erano gli alleati lontani, ed il Monarca

  1. Zonara l. XII, p. 635. Un simile aneddoto conveniva perfettamente al gusto di Montaigne. Ne fa uso nel suo saggio sopra il pedantisimo l. I c. 24.