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ne, i cui risentimenti erano furiosi ed implacabili1. Poscia che, per la prigionia di Valeriano e l’indolenza del suo figliuolo, fu indebolita l’autorità delle leggi, gli Alessandrini si abbandonarono allo sfrenato furore delle proprie passioni, e l’infelice loro patria fu il teatro di una guerra civile, che durò (con poche, corte e sospette tregue) quasi dodici anni2. Fu ogni commercio interrotto tra i diversi quartieri dell’afflitta città, ogni contrada macchiata di sangue, ogni forte edifizio convertito in cittadella; nè cessò il tumulto finchè una considerabile porzione di Alessandria non giacque irreparabilmente rovinata. Lo spazioso e magnifico distretto del Bruchion co’ suoi palazzi, ed il Museo, residenza de’ Re e de’ filosofi dell’Egitto, viene, quasi un secolo dopo, descritto, come già ridotto al suo presente stato di spaventevole solitudine3.

III. L’oscura ribellione di Trebelliano, che prese la porpora nella Isauria, piccola provincia dell’Asia minore, ebbe le più stranr e memorabili conseguenze. Quel simulacro di sovranità fu presto distrutto da un uffiziale di Gallieno; ma i suoi seguaci disperando del perdono, deliberarono di sciogliersi dalla fedeltà giurata non solo all’Imperatore, ma ancora all’Impero, e improvvisamente ritornarono a’ loro selvaggi costumi, de’ quali non si erano mai perfettamente spogliati. Le scoscese lor rupi, che parte facevano del-

  1. Stor. Aug. 195. „Una lunga e terribile sedizione ebbe il suo principio da una disputa tra un soldato ed un paesano per un pajo di scarpe„.
  2. Dionisio presso Eusebio. Stor. Eccles. vol. VII p. 21. Ammiano XXII 16.
  3. Scaligero animadver. ad Euseb. Chron. p. 258. Tre dissertazioni del Sig. Bonamy nello Mem. dell’Accadem. tom. IX.