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dell'impero romano cap. xiv. | 239 |
striose province dell’Egitto e dell’Asia. Solamente fa meraviglia che l’Imperatore dell’Oriente, che aveva in mare una superiorità così grande, trascurasse l’occasione di portare una guerra offensiva nel centro de’ dominj del suo rivale.
[A.D. 323] Invece di prendere tale attiva risoluzione, che avrebbe potuto far mutar faccia a tutta la guerra, il prudente Licinio aspettò l’avvicinamento del suo rivale presso Adrianopoli in un campo da esso fortificato con sì premurosa diligenza, che ben dimostrava il timor ch’egli aveva dell’evento. Costantino diresse la sua marcia da Tessalonica verso quella parte della Tracia, sinchè si trovò arrestato dall’ampio rapido corso dell’Ebro, e scoprì il numeroso esercito di Licinio, che occupava il ripido declive del monte, dal fiume alla città di Adrianopoli. Passarono vari giorni in dubbiose e lontane scaramucce; ma furon tolti finalmente gli ostacoli del passaggio e dell’attacco dall’intrepida condotta di Costantino. Qui non possiamo a meno di riferire un fatto maraviglioso di esso, a cui sebbene possa difficilmente trovarsi l’uguale nella poesia o ne’ romanzi, pure si trova celebrato non già da un venale oratore addetto alla fortuna di lui, ma da un Istorico, special nemico della famiglia del medesimo. Si assicura che il valoroso Imperatore gettossi nell’Ebro accompagnato solo da dodici cavalieri, e che per lo sforzo delle sue invincibili armi, ruppe, disordinò, e pose in fuga un esercito di cinquantamila uomini. La credulità di Zosimo prevalse in tal modo alla sua passione, che sembra che fra gli eventi della memorabil battaglia di Adrianopoli scegliesse e adornasse non già il più importante, ma il più maraviglioso. Conferma il valore ed il pericolo di Costantino una