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262 storia della decadenza

cificamente seguivano i costumi de’ loro maggiori, restarono piuttosto sorpresi che edificati dall’introduzione di usi stranieri; e nel breve periodo del suo regno Giuliano ebbe frequenti occasioni di dolersi della mancanza di fervore del suo partito1. L’entusiasmo di Giuliano gli facea risguardar gli amici di Giove come suoi personali amici e fratelli; e quantunque trascurasse con parzial disprezzo il merito della costanza Cristiana, ammirava e premiava la nobil perseveranza di que’ Gentili, che preferito avevano il favor degli Dei a quello dell’Imperatore2. Se oltre la religione coltivavano anche la letteratura de’ Greci acquistavano un diritto maggiore all’amicizia di Giuliano, che poneva le Muse nel numero delle sue Divinità tutelari. Nella religione, ch’egli aveva abbracciato, eran quasi sinonimo pietà ed erudizione3;

    (Orat. III. p. 101, 102. ec.) Egli pone in ridicolo la follia di tal vana imitazione, e si diverte ad investigare quali morali o teologiche lezioni potrebbero trarsi dalle favole Greche.

  1. Egli accusa uno de’ suoi Pontefici d’una segreta lega co’ Vescovi e Preti Cristiani. Epist. 69. Ὁρῶν οὖν πολλὴν μεν ὀλιγωρίαν οὖσαν ἡμῖν πρὸς τοὺς θεοὺς, vedendo pertanto che in noi si trova molta negligenza verso gli Dei; e di nuovo Ἡμᾶς δὲ οὕτω ῥᾳθύμως; che noi così languidamente ec. Ep. 63.
  2. Ei loda la fedeltà di Callissene, Sacerdotessa di Cerere, ch’era stata due volte costante come Penelope, e la rimunera col Sacerdozio della Dea Frigia a Pessino (Giuliano Epist. 21). Applaude alla fermezza di Sopatro di Jerapoli, che più volte da Costanzo e da Gallo era stato stimolato ad apostatare (Epist. 27. p. 401).
  3. Ὁ δὲ νομίζων ἀδελφὰ λόγους τε καὶ θεῶν ἱερὰ: stimando congiunti fra loro i raziocinj ed i misteri degli Dei. Orat. parent. c. 77, p. 302. Viene inculcato spesse volte il medesimo sentimento da Giuliano, da Libanio, e dagli altri del loro partito.