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286 storia della decadenza

della superstizione Pagana, i Cristiani avevano frequentemente innalzati i religiosi loro edifizi; e siccome bisognava distrugger la chiesa, prima che si potesse rifabbricare il tempio, da una parte applaudivasi alla giustizia ed alla pietà dell’Imperatore, mentre dall’altra si deplorava e detestava la sacrilega violenza di lui1. Dopo ch’era purgata la terra, il ristabilimento di quelle magnifiche moli, che si erano gettate a terra, e de’ preziosi ornamenti che si erano convertiti in usi Cristiani, ascendeva a somme assai considerabili di danni e di debito. Gli autori del male non avevano nè abilità nè voglia di soddisfare a tali accumulate richieste; e si sarebbe fatta conoscere la imparzial saviezza di un legislatore col bilanciare le vicendevoli pretensioni e querele, mediante un equo e moderato arbitrio. Ma tutto l’Impero, e specialmente l’Oriente, cadde in confusione per gl’imprudenti editti di Giuliano, ed i Magistrati Pagani, accesi di zelo e di vendetta, abusavan del rigoroso privilegio della legge Romana, che sostituisce la persona del debitore insolvente alle sue non sufficienti sostanze. Sotto l’antecedente regno, Marco, Vescovo d’Aretusa2, avea atteso alla conversion del suo popolo con

  1. Se paragoniamo il moderato linguaggio di Libanio (Orat. parent. c. 60, p. 286) con le forti esclamazioni di Gregorio (Orat. III p. 86, 87) sarà difficile di persuaderci che i due Oratori veramente descrivano i medesimi fatti.
  2. Restan, o Aretusa, posta in ugual distanza di sedici miglia fra Emesa (Hems) ed Epifania (Hamath) fu fondata, o almeno nominata da Seleucio Nicatore. La particolare sua Era incomincia dall’anno 685 di Roma secondo le medaglie della città. Nella decadenza de’ Seleucidi, Emesa ed Aretusa furono usurpate dall’Arabo Sampsiceramo, la poste-