Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IV.djvu/319

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dell'impero romano cap. xxiv. 315

più valenti artefici; si consumava in pubblici divertimenti una considerabil porzione dell’entrate; e la magnificenza de’ giuochi del teatro e del circo risguardavasi come la felicità e la gloria d’Antiochia. I rozzi costumi d’un Principe, che sdegnava tal gloria, e non assaporava una felicità di tal sorta, disgustarono ben presto la delicatezza de’ propri sudditi; e gli effeminati Orientali non poterono nè imitare nè ammirar la severa semplicità, che sempre si usava, ed alle volte affettavasi da Giuliano. I giorni di solennità, consacrati dall’antico rito all’onor degli Dei, somministravan ad esso le sole occasioni di rilassare la filosofica severità; e questi appunto erano i soli giorni, ne’ quali astener si potevano i Sirj d’Antiochia dalle lusinghe del piacere. La maggior parte del popolo sosteneva la gloria del nome Cristiano, che era stato per la prima volta inventato da’ loro Maggiori1: essi non si facevano scrupolo di trasgredire i precetti morali, ma erano scrupolosamente attaccati allo dottrine speculative della lor religione. La Chiesa Antiochena era lacerata dall’eresia e dallo scisma; ma negli Arriani e negli Atanasiani, nei seguaci di Melezio ed in quelli di Paolino2 ardeva il medesimo devoto odio del comune loro avversario.

  1. χριςὸν δὲ ὰγαθὼντες, έχέτε πολιουχον ὰνιί τυ Διὸς„, „amando voi Cristo, tenetelo per tutelare invece di Giove. Il popolo d’Antiochia ingegnosamente professava il suo attaccamento al Chi, X (Christo), ed al Kappa, K (Costanzo), Giuliano in Misopogon p. 357.
  2. Lo scisma d’Antiochia, che durò ottantacinque anni (dal 330 al 415), s’accese nel tempo, che Giuliano risedeva in quella città, per l’imprudente ordinazione di Paolino. Vedi Tillemont Mem. Eccl. Tom. VII. pag. 803. del-