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352 storia della decadenza

rale Vittore, ch’era mortalmente ferito da un dardo, non gli avesse scongiurati a desistere da una temeraria impresa, che avrebbe dovuto riuscir fatale, se non andava felicemente. Dalla lor parte i Romani non trovaron che la perdita di settantacinque soldati; mentre asserivan che i Barbari avean lasciato sul campo due mila cinquecento o anche seimila dei loro più valenti guerrieri. La preda fu quale poteva aspettarsi dalla ricchezza e dal lusso di un campo Orientale; una gran quantità d’oro e d’argento, splendide armi e fornimenti di cavalli, letti e tavole d’argento massiccio. Il vittorioso Imperatore distribuì come premj di valore diversi doni e molte corone civiche, murali e navali, ch’egli (e forse era il solo) stimava più preziose delle ricchezze dell’Asia. Fu offerto un solenne sacrifizio al Dio della guerra, ma dalle osservazioni delle vittime si minacciarono i più infelici successi; e Giuliano tosto rilevò dai meno equivoci segni, ch’esso allora era giunto al termine della sua prosperità1.

Il giorno dopo la battaglia le guardie domestiche, i Gioviani e gli Erculei, ed il resto delle truppe, che componevan quelli due terzi di tutto l’esercito, furon trasferiti sicuramente di là dal Tigri2. Mentre i Per-

  1. Il lavoro del canale, il passaggio del Tigri e la vittoria si descrivon da Ammiano (XXIV. 5. 6.), da Libanio (Orat. parent. c. 124-128. p. 347, 353), da Gregorio Nazianzeno (Orat. IV. p. 115.), da Zosimo (l. III. p. 181-183.) e da Sesto Rufo (de Prov. c. 28).
  2. La flotta e l’esercito erano disposti in tre divisioni una sola delle quali era passata nella notte (Ammiano XXIV. 6.); παση δαρυφορια (tutto il seguito), che Zosimo fa passare il terzo giorno (l. III p. 183.), poteva esser composto dai protettori, fra’ quali in quell’era militavan l’Istorico Ammiano