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usurpatori, che non furono mai riconosciuti nella capitale, e alcuni principi che non vissero abbastanza a godere del loro retaggio. In tal guisa il termine di mezzo d’ogni regno sarebbe d’un decennio, cioè molto al di sotto della proporzione cronologica di Newton, il quale, secondo l’esempio delle monarchie moderne più regolarmente costituite, portava a diciotto o venti anni la durata d’un regno. Non ebbe l’Impero di Bizanzio nè riposo, nè prosperità che quando potè seguire l’ordine della successione ereditaria. Cinque dinastie, cioè: la razza di Eraclio, le dinastie d’Isauro, d’Amorio, i discendenti di Basilio e i Comneni, ciascuna alla lor volta, si perpetuarono sul trono durante cinque, quattro, tre, sei e quattro generazioni. Molti di questi principi contarono dalla loro infanzia gli anni del loro regno; Costantino VII, e i suoi due nipoti occupano un secolo intiero. Ma negli intervalli delle dinastie bizantine, la successione è rapida ed interrotta; guari non andava che le geste e il nome d’uno dei Candidati erano offuscati dalle imprese d’un competitore più felice. Più vie conduceano al soglio. Vedevasi l’opera d’una ribellione rovesciata dai colpi dei cospiratori, o corrosa dal tacito lavoro del raggiro. I favoriti dei soldati o del popolo. del senato o del clero, delle donne o degli eunuchi, vestivano successivamente la porpora. Vili erano i modi co’ quali salivano alla dignità suprema, spregevole e tragico era sovente il lor fine. Un Essere della natura dell’uomo, dotato delle medesime facoltà, ma d’una vita più lunga, darebbe un’occhiata di compassione e di disprezzo ai delitti e alle follìe dell’ambizione umana, che, entro termini sì brevi, ambisce tanti godi-