Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/367

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dell'impero romano cap. xxviii. 363


[A. 384] Ma i Cristiani facevano la minor parte del Senato di Roma1; e non poterono esprimere che con la loro assenza la disapprovazione dei legittimi, quantunque profani, atti del maggior partito Pagano. In quell’assemblea le morte ceneri della libertà per un momento si ravvivarono, ed infiammate furono dal soffio del fanatismo. Si mandarono, l’una dopo l’altra, quattro rispettabili Deputazioni alla Corte Imperiale2 per rappresentar le querele del Sacerdozio e del Senato, e per sollecitar la restaurazione dell’altare della Vittoria. S’affidò la condotta di quest’importante affare all’eloquente Simmaco3, ricco e nobile Senatore, che univa il sacro carattere di Pontefice e d’Augure con le dignità civili di Proconsole dell’Affrica e di Prefetto di Roma. Era il petto di Simmaco animato dal più ardente zelo per la causa del Paganesimo spirante; ed i religiosi di lui antago-

    va fra gli edifizi della città veruna Chiesa Cristiana degna di essere nominata. Ambrogio (Tom. II. ep. 17. p. 825) deplora i pubblici scandali di Roma, che continuamente offendevano gli occhi, gli orecchi, ed il naso del fedele.

  1. Ambrogio afferma più volte, contro il sentimento comune (Moyle Oper. vol. II. p. 147), che i Cristiani avevano una superiorità di partito nel Senato.
  2. La prima dell’anno 382 a Graziano, che non le volle dare udienza: la seconda, nel 384 a Valentiniano, allorchè disputavasi il campo fra Simmaco ed Ambrogio: la terza nel 388 a Teodosio: e la quarta nel 392 a Valentiniano. Lardner (Testimonianze Pagane ec. Vol. IV. p. 372, 399) rappresenta bene tutto questo fatto.
  3. Simmaco il quale era investito di tutti gli onori Sacerdotali e Civili, rappresentava l’Imperatore sotto i due caratteri di Pontefice Massimo e di Principe del Senato. Vedesi la superba inscrizione alla testa delle sue opere.