Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/371

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dell'impero romano cap. xxviii. 367

la restaurazione dell’altare della Vittoria; ma i medesimi argomenti cadevano con molto maggior energia ed effetto dalla bocca d’un conquistatore, e gli Dei dell’antichità furon tratti in trionfo dietro al cocchio di Teodosio1. In una piena adunanza del Senato, l’Imperatore, secondo le formalità della Repubblica, propose l’importante questione, se il culto di Giove, o quello di Cristo formar dovesse la Religione dei Romani. La libertà dei voti, che egli affettava di concedere, fu tolta dalle speranze e dai timori, che inspirava la sua presenza; e l’arbitrario esilio di Simmaco era una recente ammonizione, che poteva essere pericoloso l’opporsi ai desiderj del Monarca. Fattasi una regolar divisione del Senato, Giove restò condannato e degradato pel parere d’una pluralità di voti; ed è piuttosto sorprendente, che vi si trovassero alcuni membri tanto arditi da dichiarare, coi loro discorsi e suffragi, che essi eran sempre attaccati agli interessi d’una ripudiata Divinità2. La precipi-

  1. Vedi Prudent. in Symmach. l. I. 545 ec. I Cristiani convengono col Pagano Zosimo (l. IV. p. 283) nel collocar questa visita di Teodosio dopo la seconda guerra civile: gemini bis victor caede tyranni (l. 1. 410). Ma il tempo e le circostanze meglio s’adattano al suo primo trionfo.
  2. Prudenzio, poi che provato che si dichiarò il sentimento del Senato per mezzo d’una legittima superiorità di voti, prosegue a dire. 609. ecc.

    Adspice quam pleno subsellia nostra. Senatu
    Decernant infame Jovis pulvinar, et omne
    Idolium longe purgata ab urbe fugandum.
    Qua vocat egregii sententia Principis, illuc
    Libera cum pedibus, tum corde frequentia transit.

    Zosimo attribuisce ai Padri Conscritti un coraggio pel Paganesimo, che si trovò solo in pochi di loro.