Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/383

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dell'impero romano cap. xxviii. 379

tante delle quali sono irreparabilmente perite; e poteva lo zelo, o l’avarizia dell’Arcivescovo1 essersi saziata con le ricche spoglie, che furono il premio della sua vittoria. Mentre si fondevano diligentemente le immagini ed i vasi d’oro e d’argento, e quelli del metallo meno stimabile si rompevano con disprezzo, e gettavansi per le strade, Teofilo si affaticava ad esporre le frodi ed i vizi dei ministri degl’idoli; la lor destrezza nel maneggiare la calamita; le segrete loro maniere di introdurre un uomo nella cavità della statua, e lo scandaloso abuso, ch’essi facevano della fiducia dei devoti mariti e delle mogli non sospettose2. Può sembrare che accuse di tal sorta meritino qualche fede, non essendo contrarie all’artificioso ed interessato spirito della superstizione. Ma il medesimo spirito è ugualmente inclinato al vil costume d’insultare e di calunniare un abbattuto nemico; e naturalmente viene scossa la nostra credenza dalla riflessione, ch’è molto meno difficile inventare una storia falsa, che sostenere una pratica frode. La colossale statua di Serapide3 restò in

  1. Eunapio, nelle vite d’Antonino e d’Edesio, detesta la sacrilega rapina di Teofilo. Il Tillemont (Mem. Eccl. T. XIII. p. 453) cita una lettera d’Isidoro di Pelusio, che accusa il Primate del culto idolatrico dell’oro, dell’auri sacra fames.
  2. Ruffino nomina un Sacerdote di Saturno, che sotto la forma di quel Dio conversava famigliarmente con molte pie donne di qualità, finattantochè si tradì da se stesso in un momento di trasporto, in cui non potè mascherare il tuono della sua voce. L’autentica ed imparziale narrazione d’Eschine (Vedi Bayle Diction. Cri. Scamandre) e l’avventure di Mondo (Gioseff. Ant. Giud. l. XVIII. c. 3. p. 877. Edit. Haverc.) possono provare che tali amorose frodi si son praticate con buon successo.
  3. Si vedano le immagini di Serapide appresso Montfau-